Io non invecchio, divento vintage

Cari amici della Spigola,
in questi giorni varie vicende mi hanno portato a fare alcune riflessioni sulla giovinezza.
Eh, già… la giovinezza che vola via… è vero?
Paese che vai, usanza che trovi… e i cocci sono suoi.
Meglio la botte piena o la moglie ubriaca?
Comunque sia diamo sempre un colpo al cerchio, un colpo alla botte e se ci va bene un colpetto anche alla moglie ubriaca.
Torniamo alla giovinezza.
Le circostanze che mi hanno interrogato sono state lavorative e di salute: ipotizzare la ricerca di un lavoro nuovo e l’ennesimo raffreddamento che mi costringe a casa.
Decidere di cambiare lavoro a 45 anni, dopo 20 anni di permanenza nella stessa azienda è una decisione molto profonda che costringe a riprendere in mano un po’ tutta la vita: perché cambiare? Deve essere una decisione che è allo stesso livello di domande più profonde come la domanda sul Destino e sul desiderio di felicità. Cambiare per una reattività dell’istante (magari anche mossa dal desiderio di giustizia) non regge il sacrificio della vita. Cambiare tutto, ricominciare daccapo, si può fare se si è giovani ma il tempo passa e il limite fisico galoppa e insegue il desiderio di felicità sempre più da vicino.

Cos’è la giovinezza? Dove non arrivano gli asini, vengono in aiuto i cavalli di razza ed io che modestamente come asino non ho nulla da invidiare a nessuno, ho trovato un valido aiuto in don Giussani e Giovanni Paolo II, riprendendo l’introduzione di un libro del 1995 (non vecchio ma datato) dal titolo “Realtà e giovinezza la sfida” di cui allego le foto delle tre pagine citate.

Riporto alcuni stralci che mi hanno aiutato ma vi invito a leggerle tutte e tre.

Cos’è la giovinezza?
Essa è la dimensione della persona in cui si pone la domanda sul senso e sulla verità. Al di là del riferimento tipico ad un’età dell’uomo, la giovinezza è infatti un atteggiamento del cuore. Si è giovani quando non ci si accomoda, ma si è tesi verso la realtà con l’avidità di imparare quel che essa suggerisce sul nostro destino, così che la realtà solleciti quelle domande che sono in noi il riverbero del destino e aspettano una risposta che riguarda tutta la vita. Se la giovinezza è il graduale accumulo di tutto ciò che è vero, che è buono, che è bello, allora… non finisce mai. Essa infatti perdura se si ripete la domanda del Destino, che Dio si manifesti. E’ la continua ripresa della domanda (una ripresa cosciente) che mantiene la giovinezza. Chi, se non l’adulto, può avere maggiore coscienza della novità continua del tempo?

 Cosa permette questa positività?
Sentirsi addosso l’amore di Cristo vuol dire percepire che la figura di Cristo corrisponde a quel che di più autenticamente cordiale, di più naturale e originale costituisce il cuore del proprio io. Esso è esistenzialmente vivo e forte quando dà forma allo sguardo, detta i modi dell’affezione di compagni e amici. Ma perché questo incontro avvenga occorrono luoghi umani interi, luoghi di amicizia. Realtà socialmente identificabili e attive. Nel grande deserto di oggi non si può prescindere da queste preoccupazioni.

Pregare il Mistero sempre, anche quando sembra esistano solo le tenebre.

Bene, detto questo… vabbè ve lo confesso mi sono raffreddato domenica scorsa al mare: sono andato a prendere il sole vicino una spiaggia di nudisti solo che non ho più il fisico per certe cose… sarà la vecchiaia?

In attesa di tempi migliori vi saluto cordialmente e ricordate: … mi sono dimenticato.

Tonno subito (ma con calma)