Non siete né carne né pesce

Aprile 1975. Tre giorni di Pasqua di Gioventù Studentesca a Riccione. Dopo la Via Crucis del venerdì e le lezioni del sabato, ci ritroviamo, dopo la cena (tutti gli ospiti dell’albergo dove alloggiavamo) per un momento assembleare per aiutarci ad approfondire e a paragonare il contenuto dell’annuncio con la nostra esperienza.
Di Termoli eravamo pochini, qualcuno di Giulianova e poi tanti milanesi.
A presiedere quell’assemblea d’albergo c’era un sacerdote di Milano.
Mi ricordo la sua insistenza su un aspetto che era stato sottolineato durante la lezione pomeridiana: “La vostra fede è tiepida … non siete né carne né pesce”; lo ripeté un’infinità di volte, fino alla nausea: “non siete né carne né pesce”.
Mi è tornato in mente questo episodio riflettendo sul perché il Papa abbia indetto l’anno della fede e cosa ho a che fare io con ciò.
Un primo spiraglio mi si è aperto leggendo un brano di un relatore all’ultimo Sinodo dei Vescovi: “In questo contesto, è commovente vedere che una istituzione come la Chiesa, con duemila anni di storia alle spalle, sia ancora libera di mettersi in discussione. Tanto è vero che uno dei richiami più spesso ascoltati nell’aula sinodale è stato quello relativo all’urgenza della conversione”.
La stessa urgenza di quegli esercizi spirituali, replicata e indicata a dei giovani studenti medi più di 37 anni fa.
Sto cominciando a capire che essere carne o essere pesce significa prendere consapevolezza della propria umanità, del proprio io come creatura che consiste/esiste in quanto rapporto con l’infinito e ricominciare a vivere tutte le dimensioni che l’incontro con Cristo porta con sé.
Non posso rimanere neutro o neutrale.
Prego affinchè riesca a vivere quest’anno della fede in modo da decidere… se essere carne o pesce.
Siccome scrivo sul blog della spigola, un’idea ce l’avrei…

Pesce (ner)Azzurro