NON STIAMO SULLA STESSA BARCA

YACHT – MOTOPESCHERECCIO – PATTÌNO/MOSCONE

Qualche giorno fa mi è stato inoltrato questo messaggio, preso dal web.

«Mi irrita la frase: “Siamo sulla stessa barca”.
No, non lo siamo. Siamo nella stessa tempesta, ma non sulla stessa barca.
La tua barca può affondare, la mia no … o viceversa.
Per qualcuno la quarantena è ottima … un momento di riconciliazione … il lavoro sta andando normalmente o quasi, etc.. Per qualcuno è una crisi molto dura!
Per altri una pace … un riposo … ferie.
Per altri un tempo di tortura: “come pago le bollette?!?”
Alcuni sono preoccupati di quale uovo di Pasqua comprare! Kinder? o Lindt? …
Alcuni sono preoccupati se ci sarà pane da mangiare nel fine settimana, oppure solo riso e fagioli.
Alcuni fanno smart working dalla loro casa … altri guardano nell’immondizia per sopravvivere.
Alcuni vorrebbero tornare a lavorare perché non hanno più soldi.
Alcuni vorrebbero ammazzare chi vuole tornare a lavorare perché loro non pensano ai soldi, poiché loro li hanno da parte e non hanno bisogno di questo.
Alcuni hanno fede in Dio, che vedremo molti miracoli ancora nel 2020.
Altri dicono che il peggio deve ancora venire.
Quindi … no amico, non siamo sulla stessa barca. Stiamo passando per lo stesso momento ma con percezioni, esperienze e necessità completamente differenti.
E usciremo ognuno a modo suo da questa tempesta.
Così in questo momento è molto importante cercare di vedere oltre quello che si guarda. Vedere al di là del proprio partito politico, oltre la religione, oltre il proprio naso … occorre non disprezzare il dolore dell’altro perché tu non lo senti, occorre non giudicare la vita buona dell’altro perché tu non sai quello che ha passato per arrivare là … semplicemente non giudicate.
Giudicate di meno. Sia quello che non ha, sia quello che ha tanto.
Sia chi vuole tornare a lavorare, sia chi vuole restare a casa.
Alla fine, però, stiamo in barche differenti».

Irritazione a parte, in effetti, non è possibile dargli tutti i torti e la sottolineatura delle differenti barche su cui stiamo (sullo yacht di Briatore piuttosto che sui motopescherecci di Maretto e Beniamino, piuttosto che su un pattìno/moscone) non stona; da sottoscrivere in pieno anche l’invito a “cercare di vedere oltre quello che si guarda” e a “non giudicare”.

Ma leggiamo con attenzione quello che ha veramente detto Papa Francesco per capire qual è la responsabilità cui siamo chiamati.

… presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa…“.
… ci siamo ritrovati impauriti e smarriti“.
… Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme“.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.

Come?
Occorre “… trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà“.
Sulla faccia della terra continueranno ad esserci altre tempeste e staremo sempre su barche differenti: Briatore sul suo yacht, Maretto e Beniamino sui loro motopescherecci e … (per ragioni di privacy non faccio nomi) sul loro pattìno/moscone. Come diceva Gesù di Nazareth “I poveri li avrete sempre con voi”.
E allora, per trovare quel coraggio di cui diceva prima il Papa, diventa essenziale pregare, con le sue stesse parole: “Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura, ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta“.

Pesce (ner)Azzurro