Obama e i matrimoni gay

Stamattina accendendo la radio una notizia mi ha fatto pensare: l’ applauditissimo discorso di Obama alla conferenza annuale della Human Rights Campaign, una delle organizzazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) più grandi d’America ha registrato donazioni da record (in termini di tempo), un milione di dollari in appena 90 minuti dall’annuncio alla tv.

“All’origine – ha detto Obama dal palco – questo non riguarda solo il fatto che siamo tutti sulla stessa barca, ma che meritiamo tutti la stessa dignità e lo stesso rispetto. A ognuno devono essere date le stesse opportunità e la stessa libertà”.

E commentando la notizia il conduttore diceva che finalmente stiamo iniziando a disfarci di idee e di identità ormai vecchie e che non ci appartengono più, c’è qualcuno che ha il coraggio di essere libero.
Sinceramente non comprendo perchè per essere liberi bisogna disfarsi della storia da cui si viene, famiglia, educazione, scuola, città.
E lo dico con negli occhi lo stadio Adriatico di Pescara, dove sabato scorso ero a vedere il big match Pescara-Torino.
Oltre ad aver visto una città riaccesa dal calcio entusiasmante di Zeman, colori, canti, coreografia e tanto cuore abruzzese sugli spalti, mi è stato evidente che l’uomo per natura ha il desiderio di partecipare e di appartenere a qualcosa che dica di sè, della sua storia e di quello che desidera.
Allora libertà non è il contrario di appartenenza, come ci vogliono far credere.
La verità è che non tutto è uguale, non tutto è adeguato a quello che uno desidera sul serio per sè, per cui il vero problema è che le appartenenze vanno giudicate (è vero? è giusto? è bello?).

Razza