PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTÀ

Idee e ideali, insieme ad una comprensione intelligente e profonda della realtà presente e della storia. Merce rara – si dirà – soprattutto in politica, soprattutto oggi.

Eppure comincia così un sabato mattina a Torino, con un’ottantina di giovani, giovanissimi e “giovani nel cuore”, alla giornata di apertura di Politicall, una scuola di politica innovativa e non abbastanza pubblicizzata, nata dall’idea che la politica c’entra con la vita.

Chiamati alla politica perché tutto è politica: tutto quello che facciamo è politica, nel senso alto e nobile del termine, perché la politica è innanzitutto condivisione e soddisfazione degli umani bisogni”, si legge sul sito della scuola www.politicalltorino.it. Filosofi, giuristi, medici, educatori e professori, all’opera per offrire un percorso iniziato il 20 ottobre e che, passando per incontri mensili infrasettimanali su temi specifici, culminerà con una giornata finale sabato 6 aprile 2019, presso l’altrettanto innovativo locale EDIT di Torino.

Il tema di quest’anno è dedicato all’Europa. E in effetti quale parola più di “Europa” evoca sogni, visioni, prospettive insieme a storia, tradizione, cultura e, oggi, una stringente attualità su cui ciascuno è chiamato, più o meno implicitamente a prendere posizione. Posizione che si farà ancora più urgente con le elezioni della prossima primavera.

Il Senatore Quagliariello ha aperto i lavori con una lezione sulle “culture politiche dell’Europa unita”: da dove viene questa Europa e dove può andare? L’intreccio inestricabile tra l’Europa dei popoli, l’Europa economica e l’Europa politica (nella sua tragica deriva burocratica): un’Europa che deve cambiare ma di cui non si può fare a meno. Soprattutto per i più giovani, che vi sono nati immersi, che la guerra la studiano solo sui libri di storia, c’è da recuperare una comprensione di ciò che è accaduto per poter fare un passo in avanti. Ed è proprio sull’incontro/scontro tra generazioni che si è soffermata la seconda relatrice della giornata, la sociologa Rita Bichi, con un affondo sulle statistiche dedicate soprattutto a giovani e lavoro; dati preziosi per immaginare una qualsiasi politica – quanto mai urgente – su questi temi.

Ma l’Europa non è solo qualcosa di lontano, così come la politica non è solo quella istituzionale. Ascoltando l’esperienza lunga e quotidiana di due network, di due “voci d’Europa” – Russia Cristiana e European Centre for Workers’ Questions – che operano sul territorio del nostro continente senza la paura di mettere insieme culture diverse e di usare parole come “libertà” e “verità”, si apre la speranza di una comunità fatta innanzitutto di popoli e di persone, che la politica è chiamata a sostenere e da cui la politica stessa può trarre linfa vitale.

La stessa linfa vitale che può nascere da una piccola scuola come Politicall.

“La costruzione degli strumenti e dei mezzi tecnici, le soluzioni amministrative sono senza dubbio necessarie: e noi dobbiamo essere grati e coloro che ne assumono il compito. Queste costruzioni formano la armatura: rappresentano ciò che lo scheletro rappresenta per il corpo umano.

Ma non corriamo il rischio che si decompongano se un soffio vitale non vi penetri per vivificarle oggi stesso? Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore (…) [questa attività europea] potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva quale appare in certi periodi del suo declino il Sacro Romano Impero. In questo caso le nuove generazioni, prese dalla spinta più ardente del loro sangue e della loro terra, guarderebbero alla costruzione europea come ad uno strumento di imbarazzo ed oppressione. In questo caso il pericolo di involuzione è evidente.

Ecco perché, pure avendo una coscienza chiara della necessità di creare la costruzione, noi giudichiamo che in nessun momento bisognerà agire e costruire in maniera che il fine da raggiungere non risulti chiaro, determinato e garantito” (A. De Gasperi, 5 gennaio 1952)

Sirenetta