E’ arrivato su Sky (dal 24/05/2024) il capolavoro di Wenders. Se non avessi letto l’articolo su Tracce di marzo 2024 di Beppe Musico, confesso che al decimo minuto di un film quasi muto, ripetitivo, formato 4:3, annoiato avrei cambiato canale. Nell’articolo c’è una breve ma completa sintesi del film, senza pericolo di spoiler perché non c’è nessun finale o sorpresa da sciupare.
Esperti del settore hanno colto le molte implicazioni e analogie con altri film del noto regista tedesco (quasi ottantenne), i pregi dell’attore Koji Yakuso (premiato per questo film a Cannes come miglior attore, anche se quasi non parla). Il film si presta alla personale interpretazione della maggior parte delle situazioni e dei personaggi presenti, non fornendo di essi mai una evidente spiegazione: cosa abbia spinto Hirayama a lasciare la sua famiglia ricca (la sorella arriva con macchinone e autista), la ragazza che mangia sulla panchina vicina, il monaco che gli permette di prendere qualche piantina, la proprietaria della libreria dell’usato (libri a euro 0,60), la nipote scappata di casa, il ragazzo svampito che lo affianca nel lavoro e della sua fidanzata bionda, la donna in kimono dello snack bar. Insomma una proposta molto diversa dall’offerta attuale di film e dall’oceano di serie TV.
Non manca una sana nostalgia per i boomer: le canzoni (Lou Reed, Patti Smith, The Animals, Van Morrison, Nina Simone), ascoltate su musicassette (ve le ricordate? si riavvolgevano con la matita), la macchina fotografica con i rullini da sviluppare e gli album con le foto da attaccare. Il mondo perduto dell’analogico, a cui il protagonista rimane attaccato.
Senza trascurare tutti gli importanti contenuti del film, volevo qui sommessamente sottolineare anche questo aspetto: il desiderio profondo, inconscio, che lascia nel cuore quel tratto orientale, o forse giapponese, di una semplicità ed essenzialità del vivere. Una vita ordinata, precisa, felice, senza essere sopraffatti da milioni di oggetti in casa e al lavoro. Cose cose cose, che ci rubano la vita, per acquistarli, pulirli, manutenerli e poi buttarli, liberandocene (se però abbiamo il coraggio di farlo). E gli armadi e i bagni, pieni di cose inutili, magari non usate da decenni, che ci hanno regalato o indotti a comprare come necessari (provate a contare il numero di scarpe e ciabatte che avete in casa!). E poi gli impegni, caotici, fare fare fare, sempre tante cose diverse, stimolanti non importa ma soprattutto da raccontare o per un selfie (sui social magari, per un nanosecondo di presunta gloria), perché la giornata piena ci fa dimenticare la morte.
Invece Hirayama, sessantenne, è felice, sereno, concentrato nelle sue giornate, vive l’istante (“adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta”), il capolavoro di una vita minuscola: ogni mattina esce presto dalla sua umile dimora e per prima cosa alza lo sguardo al cielo e, anche se è ancora notte o piove, non importa, sorride sempre. Quante volte succede a noi? E’ un uomo colto, gentile e generoso, ma guardate l’ordine della sua stanza o del suo furgone per il lavoro (per il tempo libero usa la bicicletta), e il rigore con cui svolge le sue mansioni. Non importa quale sia il tuo lavoro, è la dignità che gli riconosci che vale. Nel film, a mo’ di provocazione, il protagonista pulisce i bagni (cessi pubblici) di Tokio, con tanto di scritta sulla tuta (The Tokio Toilet). Ma per il modo, l’attenzione (usa uno specchietto per verificare i lati dei sanitari inaccessibili allo sguardo), sembra Michelangelo impegnato alla Cappella Sistina. Una cura in armonia con gli stessi bagni pubblici di Tokio, una roba mai vista! Disegnati da 20 grandi firme dell’architettura giapponese, vere opere d’arte urbana, presenti in tutti i parchi pubblici, bellissimi, tecnologici (ti vedo non mi vedi), un delitto utilizzarli, ci puoi mangiare dentro… o giocarci a tris (con un ignoto, ma bisognoso di relazione, grato avversario).
Sarà l’età che avanza, ma vorrei iniziare a liberarmi dalle zavorre che lentamente e colpevolmente mi sono cementificato ai piedi, e leggero, a pieni polmoni iniziare la giornata guardando il cielo ogni mattina, con un sorriso finalmente, per desiderare il Cielo, dove non si porta niente.
Il pesce fuor d’acqua