Piano Garanzia Giovani: come trasformarlo in una vera opportunità

Apprendiamo dalla stampa (www.avvenire.it – Granzia giovani, Regioni ferme alla partenza), senza che la cosa ci sorprenda più di tanto, che il Piano Garanzia Giovani, fatta eccezione per alcune regioni (Toscana, Lombardia), nonostante gli annunci del governo, stenta  a partire. Garanzia Giovani è un poderoso piano di investimenti che la UE ha messo in cantiere destinando ingenti risorse agli stati membri per la lotta alla disoccupazione giovanile. Ne possono beneficiare i giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano. L’Italia ha ottenuto un finanziamento di 1,5 miliardi di euro, da spendere entro il 31/12/2015. Alcune regioni non hanno ancora sottoscritto le Convenzioni con il Ministero. Il 1° maggio il governo ha aperto il portale www.garanziagiovani.gov.it. Per accedere ai benefici del Piano i giovani devono registrarsi. Entro 60 giorni dalla registrazione coloro che si sono registrati dovrebbero essere contattati dai Centri per l’Impiego per un primo orientamento; entro 4 mesi dovrebbero ricevere una proposta (probabilmente un voucher) per fare un tirocinio, un’attività di formazione, di servizio civile, apprendistato ecc. A Termoli, in provincia di Campobasso, da 2 anni esiste l’associazione Un Paese per Giovani, una sorta di Garanzia Giovani in piccolo, che funziona con criteri analoghi a quelli del piano nazionale, con la differenza che a gestire il tutto sono dei volontari, con pochissime risorse ma con risultati piuttosto confortanti: allo sportello di orientamento dell’associazione si sono già recate 350 persone, 60 delle quali, grazie alla rete di aziende creata da Un Paese per Giovani, hanno svolto una esperienza di tirocinio formativo; molti altri hanno avuto la possibilità di fare un colloquio di lavoro, dopo una fase di orientamento curata dall’associazione. Alcuni sono stati assunti presso le aziende partner dell’associazione. La possibilità del successo del Piano Garanzia Giovani dipende molto dall’opzione che le singole regioni sceglieranno: riconoscere, sostenere e incentivare tutto ciò che già esiste e funziona (si chiama “sussidiarietà”), oppure concentrare tutto nelle mani degli apparati pubblici, secondo la logica per cui è “pubblico” e quindi di tutti solo ciò che è gestito dallo stato. Questo significherebbe consegnare il Piano Garanzia Giovani alle endemiche lentezze della burocrazia pubblica, compromettendone in partenza le possibilità di successo. E’ un film già visto, che vorremmo contribuire a cambiare per  il futuro dei nostri giovani, che sono volti cari di amici, di figli, o semplici conoscenti che cercano qualcuno che li accompagni nella difficile fase della ricerca del lavoro.

Rombo