Pinocchio, ultimo immortale

Il film-musical “Pinocchio” del maestro premio Oscar Guillermo del Toro è arrivato su Netflix (dal 9 dicembre 2022), dopo un breve passaggio in alcune sale selezionate. Opera a lungo desiderata dal regista, questo film di animazione è stato realizzato con la tecnica della stop-motion, tecnica che magistralmente si adatta ai personaggi e ai contenuti di questa originale interpretazione dell’opera di Collodi, con ritmi che non concedono pause.

Di versioni e adattamenti di Pinocchio se ne contano almeno una sessantina, ognuno con declinazioni, aggiunte ed invenzioni nuove. Nell’opera di del Toro ci sono tantissime particolarità, a partire dall’ambientazione storica fra la prima e la seconda guerra mondiale, con la presenza anche di un improbabile Duce. I temi portanti anche di questa versione, per ricordarne alcuni, restano il rapporto padre-figlio, la perdita dei propri cari, l’adolescenza disubbidiente, l’educazione e la scuola, il ruolo del potere (qui anche nella forma ideologica e militare), oltre a tanti temi minori.

Gli argomenti per amare o per giudicare il film di del Toro (che comunque consiglio) sono tantissimi. In questa occasione mi permetto, sempre sottovoce, di sottolinearne uno, quello della vita e della morte, cioè della salvezza, inserito come una specie di contenuto speciale in questa versione. Pinocchio, essendo un burattino, è immortale, e nel film rinasce più volte con un meccanismo temporale misurato da clessidre via via più capienti. Nella drammatica sequenza del pesce-cane saltato per aria con una mina, per salvare il babbo Geppetto, Pinocchio rompe gli indugi e si rituffa nella realtà senza aspettare il tempo dovuto, scegliendo così di perdere l’immortalità diventando come tutti gli umani. L’amore per il padre, che prima lo aveva portato a recitare nel circo di Conte-Volpe, per riscattarne il debito, ora lo porta a donare la vita per salvarlo dall’annegamento.

Qui viene cambiato e ribaltato il senso profondo (non dichiarato) dell’opera di Collodi, colta nell’interpretazione cristiana che fu per primo del card. Biffi (ma anche familiarmente fruibile con l’ottimo Franco Nembrini). Il romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, l’originale, contiene non una ideologia ma la verità dell’uomo tutta intera: la fuga e poi il ritorno dal creatore, un po’ come il figliol prodigo. Un Creatore che vuole diventare padre e un burattino che vuole partecipare alla natura del Padre. In luogo dell’happy end disneyano si presentato così due possibili finali, ecco che entra in gioco il ruolo della libertà. In questo modo l’opera contiene tutta l’avventura umana, di ogni uomo, che spende la sua libertà, potendo scegliere il male e non la figliolanza. La nostra vita può finire in una salvezza che eccede le nostre capacità di comprensione e di attesa, oppure finire nella perdizione.

Le verità fondamentali della visione cristiana, che a ben guardare riconosciamo anche attraverso le vicende dei personaggi di Pinocchio, possono essere scandite come:

1) La nostra origine da un Creatore e la nostra vocazione a diventare suoi figli;

2) Il peccato originale e la decadenza della nostra volontà che da sola non sa resistere al male;

3) Il demonio, creatura intelligente e malvagia, che lavora alla nostra rovina;

4) La mediazione salvifica di Cristo, come unica possibilità di salvezza;

5) Il senso di Dio, fondamento della dignità umana e della nostra libertà di fronte a qualsivoglia oppressione;

6) Il dono della vita di grazia, che ci fa partecipi della natura di Dio;

7) I due diversi destini eterni tra i quali siamo chiamati a decidere.

 

Letture e visioni consigliate per un itinerario di lavoro (necessario) personale:

  • Carlo Collodi – Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino 1883
  • Giacomo Biffi – Contro Maestro Ciliegia. Commento teologico a Le avventure di Pinocchio”– 1978
  • Guillermo del Toro’s Pinocchio – film di animazione 2022.

 

Il pesce fuor d’acqua