Popoli ed eventi fondativi: La battaglia di Avarayr e il destino dell’Europa (parte 2)

Nel frattempo in patria il patriarca Hovsep (Giuseppe) chiede aiuto e mette in guardia l’imperatore Teodosio circa il rischio che corre l’Occidente Cristiano, ma invano. Ghevont Yerets (Leonzio di Yerets), prete al servizio del patriarca Hovsep, organizza insieme al clero la rivolta popolare contro i magi. Ghevont intima ai principi di ritornare al cristianesimo e di combattere per difendere la vera fede. Vartan capisce e si pente amaramente. Ghevont fa distruggere gli idoli e raccoglie il popolo per la guerra.
Nell’anno 451, il venerdì antecedente la Pentecoste, nel campo di Avarayr venne combattuta la battaglia coi persiani. Il clero combatterà insieme al popolo. Tutta la notte fu una preparazione spirituale; Ghevont e Hovsep e i sacerdoti battezzarono i catecumeni, amministrarono il sacramento della penitenza, celebrarono la messa, e tutti si comunicarono, come il “giorno della Pasqua” dice lo storiografo Eliseo, uno dei presenti. Vartan rammentò ai soldati la loro promessa di combattere e morire per difendere la fede in Cristo. ”Restate saldi nel nostro infallibile Generale. Chi credeva che il cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo come il colore della nostra pelle”. Ghevont ricordò ai soldati che combattevano contro i nemici della verità che Gesù sopportò pazientemente la morte in croce. “Doppia è la speranza che si prospetta: se moriremo vivremo, e se faremo morire, ci starà ugualmente davanti la vita.”
Tutti risposero a gran voce: “Che la nostra morte eguagli la morte dei giusti, e l’effusione del nostro sangue quello dei santi martiri. Gradisca Dio il nostro volontario sacrificio e non dia la sua Chiesa in mano ai pagani”. Con queste parole, riportate da Eliseo, essi si disponevano al martirio.
Gli armeni persero la battaglia, San Vartan morì, i santi Ghevont e Hovsep furono martirizzati, ma i persiani rinunciarono a convertire gli armeni e garantirono loro la libertà di culto con il trattato di Nvarsak. La battaglia di Avarayr sancisce per gli armeni la definitività dell’appartenenza a Cristo.

Durante gli anni del genocidio armeno, nel 19-esimo secolo, almeno 1.500.000 armeni furono uccisi per mano dei turchi. L’unica possibilità di salvezza era la conversione all’islam. Non si convertirono. La Chiesa Armena ricorda il sacrificio dei Santi Martiri Armeni il 24 Aprile. Il giorno della commemorazione del genocidio perciò è diventato giorno di festa. “Riponendo la nostra speranza in Te, o Signore, il nostro popolo è stato illuminato e rafforzato. La tua luce ha acceso l’ingegno del nostro spirito. La tua forza ci ha orientati alle nostre vittorie. Abbiamo creato quando altri avevano distrutto le nostre creazioni. Abbiamo continuato a vivere quando altri ci volevano morti”, ha ricordato il patriarca Karekin II. Il popolo armeno può con forza e in base a 1700 anni di esperienza ripetere che chi perde la vita a causa sua, la troverà.

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Aulonocara