QUELLO E’ AMICO MIO

Riprendo dei flash di un professore tedesco di diritto penale, che affronta il tema della “corruzione delle élite” (Bernd Heinrich “PUNIBILITÀ PER CORRUZIONE ED ÉLITE POLITICA. Vi è un confine tra corruzione punibile e favoritismo penalmente irrilevante?”, il cui testo integrale è pubblicato sul sito www.penalecontemporaneo.it).

Sono il sindaco di una piccola città e, come spesso accade, anche membro di un certo partito politico. Vi sono alcuni posti da occupare all’interno dell’amministrazione comunale, e si tratta d’incarichi che comportano anche determinate competenze decisionali. Vi sono numerosi candidati, alcuni più, altri meno qualificati. Tuttavia criterio fondamentale per la mia scelta è che quel candidato sia anch’egli membro del partito cui io stesso appartengo (o un membro del mio club di tennis o della mia famiglia). Questo perché (così argomento come sindaco) all’interno della mia amministrazione ho bisogno di persone di cui io possa fidarmi, preferibilmente persone con cui ho un rapporto personale o con cui condivido determinati interessi”.

Questo modo di agire è moralmente riprovevole oppure del tutto comprensibile? É rilevante penalmente? Può rientrare nel concetto di corruzione? si chiede l’Autore.

Se tali comportamenti siano da considerare riprovevoli almeno dal punto di vista morale dipende soprattutto dalle proprie tradizioni e sicuramente anche dalle diversità culturali delle nostre due società. Già a questo punto circa la questione della riprovevolezza di una tale condotta si potrebbe pervenire a conclusioni radicalmente diverse.

Molti invocano il diritto penale, altri dicono che la questione è più profonda e c’entra con un’educazione alla legalità. Dietro spinte internazionali abbiamo persino creato in Italia l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e con essa la “trasparenza totale” e l’invito a tutti alle segnalazioni degli illeciti (“whistleblowing”).

Nessuno può negare che il problema esiste e in certi ambiti e territori ha raggiunto livelli insostenibili (sia moralmente che economicamente). Ma si tratta di un sistema che esaspera e “corrompe” – appunto – una delle peculiarità che dà forza, creatività e supporto alla nostra società: quelle reti relazionali che vengono prima di uno Stato e prima delle sue leggi.

E sì, certamente, c’è un tema di educazione, che però va affrontato a partire da quello che gli italiani sono (e non saremo mai tedeschi, grazie al cielo!). D’altronde la corruzione delle élite trova terreno fertile nella debolezza del popolo e nella burocrazia ingarbugliata delle istituzioni. Allora invece di insegnare ai bambini una legalità fredda e protestante, si proponga un allargamento della solidarietà sociale (sempre più “bridging” direbbe il grande Prof. Stefano Zamagni), dentro e attraverso la valorizzazione dei gruppi sociali già stretti e consolidati (“bonding”).

Sirenetta