REGISTRO COMUNALE INUTILE

Sulla stampa locale è apparsa la notizia che due consiglieri comunali di Termoli depositeranno a breve in Commissione Affari Generali e Istituzionali una proposta di regolamento per dotare la città di un Registro Comunale per le unioni civili: un elenco dove potranno iscriversi le persone legate non da vincoli “legali” (matrimoniali, familiari, di parentela, adozione, etc.), ma da legami affettivi e/o di reciproca solidarietà; si tratta di forme di convivenza fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, che possono riguardare sia coppie di diverso sesso, ma anche coppie dello stesso sesso.
In Italia non esiste una legislazione in merito alle “unioni civili” che, siccome non sono giuridicamente riconosciute, vengono identificate con la denominazione di “coppie di fatto”.

Per commentare questa notizia ho preso a prestito quanto pubblicato dalla testata on line del Vicariato di Roma (Romasette.it) con l’editoriale del Direttore Angelo Zema, il quale in merito al varo di un registro sulle unioni civili nella Città Eterna scrive che è «Un altro chiodo fisso della Giunta. Più volte ne abbiamo chiarito l’inutilità giuridica – in mancanza di una normativa nazionale sulle unioni civili – senza contare il mancato interesse che tale iniziativa ha suscitato dove è stata adottata. Un deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali preparato con cura, nella piena consapevolezza dell’inutilità di un eventuale varo del registro e della sua irrilevanza giuridica. L’idea-grimaldello, per scardinare la politica e il diritto è quella di equiparare la trascrizione delle unioni mentre l’intera disciplina del matrimonio postula la diversità di sesso dei coniugi e le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio. Continuano in Campidoglio i tentativi di forzare il diritto a scopo ideologico e l’intento di Marino è inserirsi nel solco del controverso provvedimento adottato a Bologna (e contestato dal prefetto) e che arriva dopo il gemellaggio con il Gay Pride di San Francisco e dopo la partecipazione del sindaco al Pride romano. Insomma, il registro delle unioni civili sarebbe solo una bandierina da collocare sulla sommità del burrone – per il futuro della famiglia, luogo primario della trasmissione dei valori della convivenza civile (che appartengono a tutti) – verso cui conducono scelte simili. Una finta priorità della politica cittadina da concedere come tributo elettorale, da anteporre a quelle reali. Certo, a Roma anche il varo di un registro inutile, pensano i promotori, farebbe colpo: vogliono far esplodere i fuochi d’artificio della politica di basso profilo, mentre il tanto atteso rilancio della città ancora non si è visto e le famiglie ne fanno le spese, travolte dalla crisi e dagli aumenti dei costi dei servizi comunali e disorientate da progetti educativi che anziché ‘promuovere le differenze’, come da intenti dichiarati, finiscono per negarle. Solo che dopo l’annuncio della ‘nuova luce sui Fori’ sarebbe ora di far uscire dal buio del tunnel anche i romani e pensare al bene autentico di chi vive in città. Di qualsiasi orientamento sessuale, naturalmente».

Anche per la proposta Orlando (Unione per il Molise) e Di Michele (Movimento 5 Stelle) si può utilizzare il commento di Romasette.it. Basta cambiare alcune parole: Roma con Termoli, romani con termolesi, Campidoglio con Palazzo S. Antonio, Fori con lungomare.
A quando Marino con Sbrocca???

Pesce (ner)Azzurro