Ruth Rendell e i lati oscuri dell’animo umano

L’autrice inglese, che nei decenni passati ha avuto il suo miglior momento soprattutto per i romanzi utilizzati per trasposizioni cinematografiche, lascia andare a ruota libera pensieri (molti) e parole (poche) di un ex carcerato che dopo 14 anni di reclusione tenta di ripartire nella società. E’ un reinserimento difficile perché il protagonista riesce ad inventare una realtà parallela in cui si sente giustificato nelle sue decisioni. Questo è uno degli aspetti del romanzo più moderni, perché ci pone davanti a quello che è ormai il solito e normale modo di pensare di tutti, in cui si privilegia il rifugio in una realtà virtuale pur di non affrontare la dura realtà con tutte le sue problematiche.

Il tentativo di Victor, questo il paradossale nome del protagonista, uscito di prigione è di riannodare i fili con il suo passato e con le persone che aveva menomato; l’ambiguo rapporto che si crea e che vorrebbe trasformarsi in amicizia diventa pretesa e violenza. Lo stupratore di donne, pressato dagli avvenimenti mostra a se stesso e agli altri il suo vero volto, fino all’inevitabile e tragico epilogo.

Formidabile per tutto il racconto l’approfondimento della psicologia del violentatore, che ci diviene quasi familiare, l’inquilino della porta accanto, la brava persona che abbiamo visto ogni giorno e da cui non avremmo potuto nemmeno immaginare la malvagità.

Pesce Palla