Scherza con i fanti ma lascia stare i santi

Cari amici della Spigola,

in questi giorni, tra le feste dei santi e dei morti mi è tornato in mente il proverbio: “Scherza con i fanti ma lascia stare i santi”. Lo conoscete?
Il significato è: non mischiare sacro e profano, io però lo intendo in altro modo: non deridere i santi.
Prendiamo i fanti e i santi: i fanti sono i soldati, quindi scherza con i soldati ma lascia stare i santi. Se pensiamo ai marines che si sono infilati nel compound dove è stato preso Al Baghdadi, ecco, con quei fanti mi va poco di scherzare, solo che il proverbio parla chiaro e consiglia di lasciar stare i santi. Che hanno i santi di così terribile che è meglio scherzare con i fanti piuttosto che deridere i santi?
La Chiesa, dopo la festa del santi ci fa ricordare i morti: santità e morte per la Chiesa sono molto correlate.
Con la morte hanno a che fare anche i fanti solo che loro hanno lo scopo di provocarla nel nemico e portare a casa la propria pelle e quella dei compagni, i santi invece guardano in faccia la propria morte tutti i giorni e portano alla vita i compagni e… pure i nemici.
Cioè i santi iniziano ad essere santi dove i fanti scappano.
Per entrare nei fanti bisogna avere un certo tipo di allenamento di base e poi attraverso un addestramento molto duro si arriva ad essere un vero marine, uno cioè che come diceva il colonnello Trautman descrivendo il suo soldato migliore nell’omonimo film “Rambo”: è abituato a mangiare cose che farebbero vomitare una capra. In effetti ho visto che in alcuni  addestramenti i marines si allenano a bere il sangue di un serpente appena sgozzato.
E i santi?
Peggio, molto peggio: i santi sono scelti a prescindere dalle doti fisiche e sono investiti di una forza morale e fisica che farebbe impallidire anche Rambo.
Primo esempio: Ermanno lo storpio, nacque nell’attuale Germania nel 1013, era “un uomo deforme, con gli arti come attorcigliati a impedirgli non solo di camminare normalmente ma anche di trovare pace disteso o seduto nella sedia costruita apposta per lui”. I genitori al posto di buttarlo in un cassonetto lo mandarono in convento e pregarono per lui. Negli anni venne fuori la bellezza contenuta in questo brutto involucro: compose l’inno “Salve Regina” e l'”Alma Redemptoris” che cantiamo ancora oggi, scrisse un trattato sugli astrolabi (se non sapete cosa sono andate a informarvi), le testimonianze dicono che era “un uomo piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione di essere galantuomo con tutti”.
Secondo esempio: Camillo De Lellis, nacque a Bucchianico (provincia di Chieti) nel 1550, dalla mamma sessantenne. Ereditò dal padre la spada e le carte da gioco, fu soldato di ventura: i suoi compagni mangiavano il fegato dei nemici morti per non morire di fame, non partecipò alla battaglia di Lepanto per una grave dissenteria. Era alto circa 1 metro e 90 (un vero gigante per l’epoca), a causa della scarsa propensione al lavoro e alla dissolutezza del gioco nessuno lo voleva assumere e a causa di una ferita purulenta alla gamba aveva dovuto abbandonare le armi: un fallito. Fu “travolto” dalla carità dei frati cappuccini di Manfredonia. Fondò l’ordine dei camilliani e un giorno in cui aveva dubbi sulla prosecuzione dell’ordine il crocifisso gli parlò e gli disse: “Non temere pusillanime (il soldato, eh!) perché questa non è opera tua, ma opera mia!”
Vogliamo parlare di cosa mangiava Giovanni Battista? Locuste selvatiche.
E poi pensiamo alla moltitudine senza numero descritta nell’Apocalisse di San Giovanni: più grande di qualsiasi esercito umano.
Con i santi però contrariamente a quanto avviene con i fanti, si può diventare amici anche se si è nemici.
L’uomo può modificare la realtà sensibile, il santo è preso dalla forza che modifica l’origine della realtà, questa forza è terribile per chi rifiuta la santità mentre è dolcissima per chi chiede la santità.
Questa forza per noi inconoscibile non è definibile se non a partire da un incontro umano, lo stesso incontro che hanno fatto tutti i santi, l’incontro con Cristo, il vero uomo, di fronte al quale Rambo è una signorina.
Ora scusate ma vado a preparare il pranzo, oggi niente locuste e fegati: ragù di carni e pollo… alla diavola!

Ciao!

Tonno subito