SINE CRUCE NON POSSUMUS?!?

Periodicamente si torna a parlare del Crocifisso nei luoghi pubblici (a parte sentenze, codici, leggi e norme); e le posizioni sono, noiosamente e stancamente sempre tre: imposizione, negazione indifferenza. Conviene andare possibilmente oltre e tentare una riflessione diversa e radicale sui simboli, il loro uso e significato, la necessità o meno di segni esteriori visibili per l’uomo e per la società, segni rappresentativi di qualcosa, codici di un linguaggio attraverso i quali l’uomo comunica, dice, ricorda, attesta, intende rendere permanente un episodio, una persona, un luogo. Ogni segno è un elemento culturale, anzi il primo elemento culturale di una civiltà, intendendo culturale nel senso di visione globale della realtà. Per individuare e conoscere la cultura di una civiltà occorre scoprire i suoi segni visibili e imparare a leggerli e interpretarli, segni che quella civiltà ha sentito il bisogno di esprimere nelle forme proprie (graffiti, totem, tatuaggi, cimeli vari, epitaffi, sculture, veli, amuleti e monili). L’uomo continua a porre segni lungo il suo percorso storico; lascia tracce del suo passaggio che le epoche successive amano riscoprire, capire, mettere in evidenza. É in fondo, in senso molto lato, il senso del gesto artistico, nelle sue forme primordiali, infantili, arcaiche; il primo moto di espressione dell’uomo è il gesto, il segno visibile. E, come ormai è assodato dalle scienze antropologiche, l’espressione artistica, pittorica, scultorea e architettonica, è la spia più luminosa della cultura di una certa epoca, delle sue caratteristiche e dei suoi elementi essenziali e costitutivi. La religione da sempre è l’ambito privilegiato in cui si è espresso e si esprime questa esternazione naturale dell’uomo e delle società nel corso della storia, dato questo innegabile e che nessuna legge o sentenza potrà mai abolire o negare; sulla sua rilevanza pubblica si dice molto, ma è a tutti palese che un autentico credente, di qualunque fede, pur vivendola nel suo privato, l’assume come orizzonte globale della sua vita anche pubblica e spesso, condividendola con altri, pone gesti e segni pubblici espressivi del sentire comune, se non gli è impedito da leggi repressive della libertà di espressione… Ci sarebbero nessi da districare sapientemente: fede e vita, fede e storia, fede e popolo, fede e cultura, fede e istituzioni, fede e laicità.., e chi più ne ha, più ne metta.

Moscardino