STRADA VERSO IL DESTINO

In questi giorni di vacanze invernali e di riposo, in una frazione sperduta della Val d’Aosta, colpisce incontrare ad ogni messa giornaliera, in qualunque frazione si sia arrivati, lo stesso sacerdote. Un giorno nella chiesetta x, il giorno dopo nella chiesetta y, il terzo nel monastero z. Il turista che visita le varie località cambia chiesa ma si trova di fronte sempre lo stesso pretino, anzianotto ma rubicondo, raffreddato ma tenacemente presente ad ogni celebrazione. Il pretino italiano, ma dall’accento svizzero-francese, dal tono duro, quasi teutonico, ma dal respiro ampio che arriva fino al racconto di esperienze missionarie in Africa – come da lui stesso ricordato – si ripresenta puntuale e ubbidiente al suo ministero, facendo pregare il popolo cristiano, che siano le 40 monache di clausura, o i numerosi fedeli della messa di Capodanno o lo sparuto gruppo di afecionados della messa feriale, per tutto, senza dimenticare la pace nel mondo.

Che paradosso. Un gesto così apparentemente insignificante di un uomo solo e sconosciuto ai più, in un punto dell’universo lontano da ogni tipo di riflettore, ripetuto nella sua scarna essenzialità per i 365 giorni dell’anno, eppure di una grandezza straordinaria. Un gesto che permette a una valle intera di poter incontrare quotidianamente Dio.

Torno al lavoro con la riaffermata memoria che l’adesione sincera e lieta al compito che Dio dà, fosse di guidare il Paese più potente del mondo o di lavare i piatti dopo aver dato da mangiare ai propri quattro figli, è la strada più diretta verso il proprio destino di felicità. E, quindi, un grande contributo per il bene del mondo.

Stella Marina