Sul caso Charlie

In questi giorni la vicenda del piccolo Charlie Gard e dei suoi genitori sta facendo molto discutere e, come ricordato dal prof. Giancarlo Cesana, è un caso paradigmatico dell’intero dramma umano perché pone con insistenza il problema fra l’affermazione della vita come bene supremo e l’accettazione della morte come condizione data.
Oltre alla questione etica c’è sicuramente anche una rilevante questione medica, che riguarda il confine, spesso di non facile individuazione, tra l’eutanasia e l’accanimento terapeutico, questo perché i progressi scientifici ed economici rendono oggi possibili situazioni di vita impensabili fino ad anche solo poche decine di anni fa.
C’è però anche un’altra questione, che per certi aspetti viene prima delle due precedenti: il problema giuridico. Tant’è che tutta la vicenda è originata dall’applicazione della legge britannica sul fine vita.
Siamo infatti di fronte a una situazione particolare: uno Stato (democratico e patria del Bill of Rights, probabilmente la più importante dichiarazione dei diritti della persona) si è impossessato della vita di un suo cittadino, attualmente vivo e incensurato, peraltro contro la volontà di chi dovrebbe averne la tutela, ossia i genitori.
(per capirsi: nel caso Eluana ha comunque prevalso la volontà di un genitore; dj Fabo alla fine ha potuto andare in Svizzera e ottenere il risultato voluto; a Welby è stata staccata la spina senza conseguenze; qui no, Charlie non può sfuggire alla decisione che lo Stato, e nessun altro, ha preso per lui)
Questa situazione estrema e particolare, fa emergere il rischio e, al tempo stesso, la grande illusione delle leggi sul fine vita: perché se si stabilisce che è l’uomo che può decidere sulla vita e sulla morte (sua e degli altri), alla fine lo potrà fare anche lo Stato (e, come sappiamo, se lo Stato ha un pertugio per entrare nella libertà dei singoli e delle comunità, ben presto diventerà una voragine, dove il limite potrà essere spostato a seconda delle logiche del potere).
Io sono contro l’eutanasia perché voglio tutta la libertà, non quella che decide lo Stato. Il potere vuole l’eutanasia perché, attraverso lo Stato, vuole controllare la libertà.

Hammerhead