Susan a faccia in giù nella neve

Carol O’Connell, scrittrice inglese trapiantata a New York, sembra prediligere la provincia americana dove ambienta coinvolgenti mistery. Questa volta in una tranquilla cittadina del nordest vengono rapite due bimbe e questa scomparsa fa riemergere dal passato una storia analoga accaduta 15 anni prima in cui la vittima si chiamava Susan. Il FBI coadiuva la polizia locale nell’indagine che coinvolge insospettabili personaggi della borghesia locale. Partecipano alla ricerca anche Rouge, il  fratello di Susan divenuto poliziotto, e la madre, che per un breve periodo torna a fare la giornalista, insieme ad una giovane psichiatra che, dopo l’uccisione, si era allontanata da Makers Village. In un crescendo di partecipazione che disintegra omertà e connivenze professionali alla fine si arriva alla cattura del responsabile dei vari omicidi. Interessante il racconto della detenzione nella grotta della bimba Gwen, in cui aleggia la costante e inquietante presenza di Sadie, l’altra ragazzina rapita. Nelle storie della O’Connell sono studiati con attenzione i ragazzi, potremmo dire in difficoltà e, tra tragedie familiari e disturbi psichici, vengono approfondite le relazioni ambigue e/o significative tra il mondo degli adulti e degli adolescenti.

Pesce Palla