TODO CAMBIA???

Il governo ha chiesto a tutti coloro che operano nel non profit di fare oggetto la bozza “Linee guida per la riforma del Terzo Settore” di riflessioni, di giudizi, di approfondimenti e di proposte.
Il metodo del coinvolgimento dei “corpi intermedi” può rappresentare un’occasione importante per cambiare realmente una legislazione che non descrive effettivamente la natura e l’azione dei soggetti non profit.
Entro il 30 giugno occorre far pervenire al Ministero delle Politiche Sociali le proprie osservazioni.
Tra le tante proposte che si possono leggere, quella della Compagnia delle Opere (CdO – Opere Sociali) mi sembra che individui alcuni aspetti che, dal mio punto vista, sono veramente necessari per garantire un vero cambiamento “nel comune desiderio che tutto ciò che c’è e apporta risposte positive ai bisogni possa essere riconosciuto e valorizzato”.
Riporto, qui di seguito, alcune osservazioni tratte dal documento della CdO – Opere Sociali che si può leggere al seguente indirizzo: www.cdo.it/operesociali.

  1. La ridefinizione dei rapporti tra ente pubblico e privato sociale avvenga all’insegna di una vera sussidiarietà, resa possibile dalla presenza di corpi intermedi e da una tensione al bene delle persone più che dalla propria possibilità di offrire servizi. In tal senso, è importante che lo Stato e le sue articolazioni si riapproprino del ruolo che spetta propriamente loro – definizione delle regole e controllo – affiancando gli enti nella lettura dei bisogni e affidando la programmazione e l’attuazione delle risposte a chi dimostra di essere in grado di farlo al meglio.
  2. Venga riconosciuto e normato il ruolo degli enti del terzo settore quali soggetti che svolgono funzioni di pubblica utilità e, in virtù di tale funzione esercitata, venga riscritto.
  3. Il terzo – o primo – settore, in Italia, è costituito da realtà estremamente eterogenee: enti grandissimi e piccolissimi; che si occupano di un particolare della vita degli individui o che attuano una presa in carico quasi completa; che agiscono nei più svariati settori. Pertanto, la semplificazione, per essere tale, tenga conto di tutte le componenti e le variabili, in modo da non compromettere la ricchezza data anche dalla varietà di soggetti ed iniziative.
  4. Le forme giuridiche siano il più possibile flessibili e le categorie di soggetti che costituiscono il mondo del terzo settore abbiano la possibilità di svolgere attività diversificate.
  5. La riforma non può prescindere dal riordino della disciplina tributaria degli enti, senza il quale rimarrebbe incompiuta. Sia l’occasione per una definizione di ente non commerciale che tenga conto effettivamente delle finalità dell’ente e della non lucratività del soggetto.
  6. In un momento di forte contrazione delle risorse pubbliche, è fondamentale che gli enti possano attrarre risorse dal mondo privato. Per questa ragione, è importante che venga armonizzata, semplificata e ampliata la possibilità – per i soggetti donatori – di fruire di detrazioni e/o deduzioni.
  7. L’azione volontaria ritorni ad essere il più possibile libera da forme e vincoli, affinché sia l’impeto del cuore che muove tante persone a dare gratuitamente del tempo e sia la possibilità che i giovani, attraverso il volontariato, siano educati alla gratuità, non debbano necessariamente prevedere l’adesione a forme associative. Inoltre, la facoltà di usufruire di volontari sia prevista per ogni ente senza scopo di lucro.
  8. Il dialogo libero e costruttivo con il mondo delle imprese, anche nell’ambito di percorsi di responsabilità sociale di queste ultime, sia il più possibile favorito, anche attraverso l’abolizione di ostacoli normativi o interpretativi.

Pesce (ner)Azzurro