Tolo, tolo: l’Italia di centro

Sul film di Zalone discutono tutti, divisi zalonianamente tra destri e sinistri. I destri, che dalla canzone-lancio si aspettavano la presa in giro feroce del buonismo di sinistra, sono rimasti delusi e, per non dire della delusione partitica, dicono che non fa ridere. I sinistri veri continuano a pensare che sia un film razzista, che prende in giro gli africani e le ONG e che alla fine propone di far rimpatriare alla fine i migranti. La bene di sinistra tira un sospiro di sollievo perché temeva di vedere tutta Italia al cinema a sentire la pura sconfessione delle proprie politiche e, invece, ha visto che nel film si colpiscono pure gli avversari.

La verità è che il film è una satira di tutto: del buonismo egalitario di sinistra, degli echi fascisti di destra e, soprattutto, dell’italiano medio vanesio, fissato con l’estetica, pieno di luoghi comuni e di sogni astrusi, invischiato in pasticci familiari e fiscali. Ma c’è anche la satira dei francesi, degli intellettuali, dell’Europa, del governo 5S, del verbosissimo Vendola (simpaticamente autoironico), del fisco italiano.

Zalone fa il comico e non il politico ed è bravo: fa ridere quasi sempre. Se però dovessimo fare davvero l’analisi politica, la verità è che Zalone è un italiano di centro, democristiano nel miglior senso del termine. Da questo punto di vista, fa vedere che il problema dei migranti è serio, che è assurdo pensare di lasciar morire la gente in mare ma è anche assurdo pensare di poter accogliere tutti; che è ridicola sia l’idea della superiorità dei bianchi e del razzismo sia quella che non vede la superiorità della situazione politico-sociale occidentale rispetto a quella africana; che è fiero dell’Italia, della sua bellezza e della sua cultura (molte citazioni di quella cinematografica), ma è indignato della burocrazia, del fisco e dell’inadeguatezza dei propri politici. Fa arrabbiare un po’ tutti perché l’idea di centro è ora sottorappresentata.

La vera critica che si può fare al film è che, volendo rimanere il questo “centro”, alla fine deve scrivere quattro finali diversi, un po’ contraddittori. Ma non importa: i comici fanno i comici e non i politici. Bisogna ringraziare Zalone per la possibilità liberatoria di farsi una risata su tanti argomenti tabù, ed è già un grande successo.

Torpedine