UNIONI CIVILI. EMERGENZA NAZIONALE (?)

Vi ricordate la scenetta comica di Beppe Braida quando, mimando il conduttore del tg4, annunciava il piccolo inciampo di percorso dell’allora Presidente del Consiglio gridando : “Attentato! Si tratta di attentato!” con toni tra il comico e la presa per il didietro? Beh, mi membra quanto sia accaduto con i temi della legge cosiddetta Cirinnà. È passato qualche mese, ma credo che tutti abbiamo ben presente il periodo precedente l’approvazione della fatidica (o famigerata) legge sulle Unioni Civili quando si gridava “Emergenza. Emergenza nazionale”. A detta dei promotori, una legge necessaria per poter essere al passo col cambiamento, con i tempi nuovi,  con le altre Nazioni avanzate, per non restare nel presunto MedioEvo italico e cattolico. Una legge improcrastinabile, in quanto schiere di cittadini, soprattutto quelle dello stesso sesso, non potevano più attendere per veder riconosciuto dallo Stato il loro diritto ad amarsi (!!!).  Toni da guerra civile. A sentire il Presidente del Consiglio una vera emergenza nazionale (che la peste manzoniana, a confronto, sembrava un raffreddore autunnale!) a cui poter far fronte col Sol dell’Avvenire indicato dalla nuova legge.  Norma, tra l’altro, imposta con la fiducia in quanto, talmente urgente e necessaria, da dover evitare anche il dibattito in Parlamento (che a questo punto non si sa bene a cosa serva). Piazze (piccole!) colme di variopinti sostenitori del provvedimento urlanti in favore dell’approvazione e omofobe piazze pro family e Sentinelle in Piedi massacrate da stampa e democraticissimi contestatori che in forza del diritto alla libertà di espressione negavano la silenziosa espressione del diritto a manifestare, preceduti da Voltairiani cartelli affermanti di voler dar la vita perché chiunque potesse affermare convinzioni non condivise. Trionfi di stampa, sole, cuore e amore (perché love is love!) al momento dell’approvazione. L’Italia finalmente liberata dal giogo dell’arretratezza, il cambiamento asseconda, il diritto riconosciuto a milioni di persone schiacciate da secoli di cieco  conformismo benpensante e cattolico. Ed oggi il Sole 24 ore, con una indagine effettuata nei Capoluoghi di provincia, ci dà i numeri di questa gravissima emergenza a cui, con slancio di carità, ha posto fine la Legge Cirinnà (così c’è pure la rima!). Ecco di seguito i numeri più significativi:

La città vincitrice è MILANO: 29 UNIONI CIVILI. Altre 102 in attesa. Segue ROMA (città molto più popolosa di Milano) con 9 UNIONI  (N-O-V-E  non ho sbagliato a scrivere!!!) e 74 in attesa. E le città altre a scendere. Tutte le Unioni sono state celebrate accompagnate dagli strombazzanti titoli osannanti della stampa che dedicava paginoni ad ogni cerimonia (non so se avete notato gli ultimi due di Roma della scorsa settimana col completino clownistico violaceo e camicetta con i riccioletti bianchi). La Senatrice Cirinnà già si giustifica per questi numeri col ritardo dei decreti, l’estate (“mica si possono guastare le ferie ai parenti”), ecc… Comunque le cose sono due: o l’emergenza forse non c’era, e il povero Renzi e compagni non avevano capito bene (e/o forse gli interessi erano altri), oppure la Cirinnà ha fatto il miracolo, e come San Gennaro ha fatto sciogliere l’emergenza!
Come alcuni sanno alla matematica non ci credo, ma la percentuale di questi numeri su 60 milioni di persone non credo sia altissima. Il flop è evidente, comunque lo si voglia negare o chiamare (e nonostante la stampa al soldo del potere lo nasconda, i numeri in Francia e Spagna sono simili). E forse le vere emergenze nazionali erano e sono altre. Forse la negata discussione parlamentare  su questo tema era importante e necessaria. Forse il sostegno alla famiglia con mamma, papà e figli sarebbe una questione più seria. Come più seria sarebbe la riflessione su questa storia (ciclica) del cambiamento necessario, dei nuovi valori, del liberarsi della zavorra del passato per guardare ad un  futuro nuovo e ricco di prospettive diverse.

Ma a quanto pare questo cambiamento necessario lo vedono solo i giornali. Certamente in vista del prossimo referendum costituzionale, per  come sono andate le cose nell’approvazione di questa legge, una riflessione dovremmo farla sul ruolo del Parlamento, dei Poteri dello Stato e del potere sullo Stato. Alla prossima.

Ichthys