Vita tra terremotati

“Rispondimi presto, Signore / viene meno il mio spirito”. È una frase del salmo 142 che il venerdì mattina si recita nelle lodi. Io in questi giorni ho bisogno che qualcuno si palesi ora, in tutto questo dramma che sto vivendo. Mercoledì siamo andati via dall’Aquila per trovare “rifugio” in alcune case a Pescara.

Se sono serio con me stesso però, devo riconoscere che il pensiero “anche questa volta l’ho scampata” non riesce a riempire questo senso di impotenza. Poi Occhione mi inoltra il suo articolo, dove ci provoca a “domandare Dio e difendere lo scopo buono per cui la natura, oggi dolorosa, è nata”. L’ho letto mentre, con gli stessi amici “terremotati”, stavamo studiando. È palese la chiarezza che, tra l’impotenza e le macerie del mio cuore, l’unica cosa rimasta intatta è stato il volto di questi amici. Il volto di Pietro che mi ospita, dei suoi genitori che mi trattano da re, cucinando cose buonissime e stappando i vini migliori; di Marta che chiede di studiare insieme… insomma, ciò che è rimasto intatto è il volto di amici che hanno incontrato nella loro vita una determinata storia, che è il cristianesimo. Con i quali abbiamo vissuto una mattinata di terrore mercoledì, abbiamo organizzato le macchine e siamo andati via insieme. insieme dal giorno dopo (giovedì) abbiamo ripreso a studiare. Ma perché dover studiare, lavorare, soffrire, ritrovarsi con amici se basta un niente per spezzare tutto? A chi rispondo io ora? Un metodo per trovare la risposta me l’ha servito Francesco che a differenza di noi è tornato dopo il terremoto in un mare diverso da quello di Pescara. Mi ha chiamato chiedendo di vederci perché non riesce a studiare da solo. Lui, che ha incontrato ciò che ho incontrato io, ha chiesto di vederci, così come oggi e ieri ci siamo visti in 10 per studiare. È possibile rispondere a domande così grandi solo se si è accompagnati da determinati amici e solo se tra di essi c’è un tentativo di risposta. Che senso ha tutto questo che sta accadendo? “Rispondimi presto, Signore / viene meno il mio spirito”. Io non lo so, vorrei capire il perché. Eppure da giovedì, il giorno dopo quella mattinata di terrore, non riuscivo a non guardare i miei amici mentre studiavano e domandarmi:”chi sono loro? Cosa c’entrano con questi drammi che stanno accadendo?”. Per questo prego, vorrei capire. Ma una risposta già è intuibile. Loro sono messi al mio fianco allo stesso modo di come sono create le montagne, il mare di Pescara che osservo in questi giorni, così come Occhione faceva notare. Giussani aggiungeva un altro spunto interessante. “Nel disegno di Dio c’è qualcosa che ti è più vicino e altre cose che sono più lontane, e tu raggiungi le più lontane attraverso le più vicine. E’ l’idea di sposa che nessuno capisce; l’idea di sposa è questo: ciò che ti è più vicino e più segno del tutto” (pag 240, “Si può vivere così”). È attraverso questi amici, come attraverso lo studio, che io posso raggiungere e rispondere alle cose più lontane, cioè al senso che ricerco nelle cose. Per questo secondo me vale la pena studiare. Faccio molta fatica in questi giorni, ma ho in mente determinati volti e studiando rispondo a loro, cioè a Cristo!

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