VIVIAMO IN UNO STATO DI DIRITTO, TENIAMOCELO

La prima settimana di quarantena tutti eravamo un po’ tramortiti dalla novità “stringente” del quotidiano.
La seconda settimana, abituatami alla nuova routine, ho iniziato ad avere una serie di reminiscenze dei miei studi di diritto costituzionale e di fronte ai Decreti del Presidente del Consiglio&co. facevo notare dubbiosa agli amici che siamo ancora uno Stato di diritto.
Così posto sembra un dubbio da intellettuale e, soprattutto, dettato da un bisogno di formalismo che non tiene conto del dato reale: l’emergenza sanitaria.
Vale invece la pena chiarire certe cose, perché come siamo tutti diventati esperti di epidemiologia potrebbe essere utile sapere in che Stato viviamo, confidando che resti lo stesso anche alla fine dell’emergenza.
La faccio brevissima: con Stato di diritto si intende una nuova forma di Stato dove è il diritto a governare su tutti i consociati, che non sono più sudditi ma cittadini, e dove lo Stato si regge su alcuni principi basilari come:

  • principio di legalità, tutti sono soggetti alla legge che esprime il diritto (quindi anche il sovrano/governatore che la promulga e la fa applicare);
  • separazione dei poteri, potere legislativo, esecutivo e giudiziario sono esercitati da tre figure distinte (non tutte dal sovrano/governatore);
  • esiste una Costituzione che indica le basi fondamentali di questo Stato di diritto.

Sembrano tutte cose da libro di storia ma sono questioni reali che fanno si che noi possiamo vivere in uno stato democratico che tutela, anche se in maniera imperfetta, i nostri diritti fondamentali.
Iniziamo dalla Costituzione: la nostra è molto bella, particolarmente attenta alla tutela della mia libertà e, soprattutto, estremamente chiara.
Essa impone come lo Stato possa limitare i diritti dei suoi cittadini nei momenti di emergenza ed indica strumenti precisi, che non sono quelli adottati in questo momento dal Governo.
Non la richiamo in modo poetico ma proprio come il primo strumento di tutela scritto da chi, felice per la fine della guerra e del fascismo, sapeva che nel momento di benessere va imparata la strada da seguire e da non abbandonare nei momenti difficili.
L’emergenza è imprevista, crea panico, dolore, caos ed è per questo che va cercata una roccia cui aggrapparsi.
Per uno Stato è la sua Costituzione.
Ed un Governo democratico dovrebbe utilizzarla in questo senso e non farsi prendere dal panico e dalla disorganizzazione che abbiamo visto. O scadere in derive autoritarie, come il premier ungherese Orban che ha chiesto pieni poteri a tempo indeterminato (il 24 marzo il Parlamento ungherese ha iniziato a discuterne).
Per me, che nell’isolamento non vado avanti grazie a nuove e fantasmagoriche riflessioni fatte in questi giorni di solitudine, questa roccia cui aggrapparmi è quello che di bello e di vero avevo già incontrato nella mia vita e che non va messo in pausa per l’emergenza ma serve ancora di più nell’emergenza.

Ostrica