VOTO, NON VOTO?

Alcuni sondaggi da tempo ci parlano di alta disaffezione degli italiani verso l’impegno elettorale: qualche sondaggista commenta questo dato focalizzando l’attenzione sulla crescente distanza dei cittadini dalla politica dovuta non solo allo scetticismo ed alla disillusione crescente ma anche alla progressiva minore importanza attribuita alla politica che, a differenza del passato, rappresenta oggi solo un frammento dell’identità delle persone.

La progressiva minore importanza attribuita alla politica dagli elettori significa che i cittadini cominciano a capire che il vero potere decisionale sta progressivamente abbandonando la politica e dunque le istituzioni democratiche.

Molti cittadini sono disinteressati a una politica che non detiene più il potere vero, evaporato a favore dei padroni della rete e della finanza internazionale, degli Zuckerberg e dei Soros. L’elettorato fiuta questa «evaporazione del potere» dalle sedi istituzionali della democrazia e tende ad astenersi dal voto perché, in qualche modo, ne percepisce la vacuità al fine di incidere veramente sulla realtà delle cose.

È questo l’aspetto, possiamo dire centrale, della odierna crisi della democrazia. Le altre ragioni della disaffezione dell’elettore, della sua sfiducia verso l’attuale politica personalistica, della sua delusione e rabbia per l’impreparazione di una classe dirigente incapace di governare e ripiegata vergognosamente sulla esclusiva difesa dei propri privilegi, sono, prevalentemente, conseguenze di questa situazione.

Una situazione di estrema gravità che la dottrina sociale della Chiesa ha messo a fuoco e denunciato già da molti anni: «Una importante conseguenza del processo di globalizzazione consiste nella graduale perdita di efficacia dello Stato-nazione nella guida delle dinamiche economico-finanziarie nazionali. I governi dei singoli Paesi vedono la propria azione in campo economico e sociale sempre più fortemente condizionata dalle aspettative dei mercati internazionali dei capitali e dalle sempre più incalzanti richieste di credibilità provenienti dal mondo finanziario. A causa dei nuovi legami tra gli operatori globali, le tradizionali misure difensive degli Stati appaiono condannate al fallimento e, di fronte alle nuove aree della competizione, passa in secondo piano la nozione stessa di mercato nazionale» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 370).

Moscardino