I personaggi e gli interpreti della guerra che si sta combattendo in Siria sono parecchi:
- Assad, che ha il sostegno di Russia, Iran, Cina e, non dimentichiamocelo, di Hezbollah;
- I ribelli che sono sostenuti dalla coalizione occidentale, capeggiata dagli USA e con Gran Bretagna, Francia e Turchia (?);
- L’ISIS, finanziato dall’Arabia Saudita;
- I Curdi che portano avanti la loro guerra per l’indipendenza;
- La Turchia, nemica storica della Siria che, però, riavvicinandosi alla Russia potrebbe rivedere la sua posizione; intanto combatte contro l’ISIS e contro i Curdi.
La guerra civile in Siria è iniziata nel 2011 con le manifestazioni contro il cosiddetto regime di Assad, che furono represse nel sangue. Da allora un’escalation che sembra non aver fine.
È molto difficile capire di chi è la colpa e di chi sono le principali responsabilità nel conflitto.
- Tutti (esercito siriano, russi, ribelli, curdi, turchi, coalizione) sono contro l’ISIS, reo di diffondere il terrorismo.
- La coalizione occidentale, accecata dall’utopia obamiana di instaurare la democrazia in quel Paese, si è schierata con i ribelli, con i quali, però, all’inizio c’era anche il Fronte al-Nusra, nato come branca siriana di Al-Qaida e poi confluito nell’ISIS.
- I curdi combattono contro l’ISIS, contro la Turchia e contro l’esercito regolare siriano.
- La Turchia si era schierata con la coalizione e, quindi, contro Assad; dopo il farlocco colpo di stato dello scorso anno, sta rompendo i ponti che la legano agli USA e si sta riavvicinando a Putin, strenuo difensore di Assad; il cambio di strategia non attenuerà, però, le mire espansionistiche di Erdogan e la volontà di supremazia nella regione.
La guerra sarà molto lunga e non è possibile prevedere quali sviluppi avrà.
Certo che l’attacco degli USA dell’altra settimana certamente non aiuta ad affrettare i tempi per una soluzione pacifica del conflitto, e non può essere considerato solo o “più che altro, un segnale comunicativo”.
Era da apprezzare l’avvicinamento tra USA e Russia, proprio in funzione di una possibile pace in Siria, l’unica strada per salvare la vita di centinaia di migliaia di cristiani che lì vivono; sono questi che vanno difesi ad oltranza, senza se e senza ma, facendo ogni possibile sforzo.
L’unico modo per arrivare a questo risultato è un accordo USA-Russia che preveda:
- l’interruzione di iniziative unilaterali;
- la permanenza di Assad al governo della Siria;
- lo scioglimento delle milizie ribelli;
- l’indizione di libere elezioni sotto l’egida dell’ONU;
- l’adozione di un piano straordinario di aiuti che favorisca una grande pacificazione nazionale;
- il sostegno all’esercito siriano per combattere l’ISIS;
- il congelamento, per ora, della questione curda.
Pesce (ner)Azzurro
La questione cristiana esiste solo per i cristiani, almeno in senso teorico. In senso pratico interessa solo alcuni cristiani. Dove un interesse è minoritario è poco probabile che venga affrontato come problema e che sia trovata una soluzione. Soprattutto da parte dei potenti.
Noi in Europa cosa possiamo fare? Iniziamo/continuiamo a costruire la chiesa qui, come educazione, demografia, lavoro, politica e opere. Bisogna ri-cristianizzare. Questa battaglia può essere vincente e si vedranno i risultati tra alcuni decenni. Per ora siamo minoranza qui e in Siria e con poco potere nel senso di incidenza politica.