Vita e libertà

Vita e libertà
Civili ucraini si preparano a difendersi from YouTube

Nelle tragiche vicende dell’aggressione della Russia all’Ucraina si sentono spesso giudizi, certo mossi da compassione e umanità, che preferirebbero vedere gli ucraini smettere di battersi e rassegnarsi a conservare la vita perdendo la libertà. In fondo, si dice, è la libertà di una nazione non quella del cuore ed è sempre una libertà limitata, visto che l’Ucraina non è il paradiso e l’Occidente verso cui si volge ha più di una magagna. Inoltre, perché battersi per una patria terrena? Non sono forse tutti idoli? Infine, perché combattere quando si è più deboli e si hanno grandi possibilità di sconfitta?

Eppure, nel DNA dell’esperienza cristiana c’è la difesa della libertà, intesa come possibilità di portare avanti le proprie relazioni costitutive. Tutti i cristiani venerano i martiri, gente che poteva mantenere la vita bruciando un bastoncino di incenso e non l’ha fatto perché pensava che accendere quei bastoncini fosse un tradimento di qualcosa che valeva più della vita. Tanti lo facevano – i lapsi – e la Chiesa li ha riaccolti. Ma veneriamo quelli che non l’hanno fatto.
Certo, lì si difendeva l’appartenenza a Dio e non una banale ragione umana e una patria terrena. Tuttavia, i cattolici hanno spesso sostenuto la lotta giusta, le ragioni terrene di gente apparentemente destinata a perdere (e alle volte, nei fatti, perdenti), come la resistenza della Vandea o in tempi più recenti quella dei dissidenti in Unione Sovietica o la battaglia, apparentemente senza speranza, di Solidarnosc.
Anche nella difesa della vita dall’eutanasia la Chiesa difende il fatto che l’essere non sia solo, che sia una relazione con Dio e con gli altri esseri umani.
La difesa della libertà di associazione, intrapresa, giudizio, educazione è la base dell’impianto della dottrina sociale della Chiesa per giudicare anche le leggi ordinarie.
Persino al suo interno, la Chiesa legifera, come ha recentemente fatto in un decreto per le associazioni internazionali di fedeli, in nome della libertà, per impedire autoritarismi e personalismi che limitino la libertà.
Ora, tutti i giudizi devono essere calati nella situazione concreta, nella quale non c’è mai la chiarezza che si trova sulla carta e l’applicazione storica può essere sempre discutibile. Ma il principio è che difendere la vita vuol dire sempre difendere la libertà.
Torpedine

Una risposta a “Vita e libertà”

  1. Occorre mettere a tema il concetto di libertà. Finché la libertà sarà intesa solo come autodeterminazione e non come capacità di compiere il bene si andrà sempre incontro ad un suo fraintendimento e ad una opposizione tra la vita e la libertà, come quella che fa Mancuso, che mi sembra non corretta e fuorviante.
    La vita è un dono prezioso ricevuto che ha un significato che non è determinato da ciò che vogliamo essere, ma da ciò che siamo chiamati ad essere. E se una scelta spinge all’odio verso questo dono supremo, non possiamo parlare di libertà. I martiri e le persone che hanno offerto la loro vita perché altre vite potessero avere la possibilità di esistere (vedi Massimiliano Kolbe) lo hanno fatto usando la loro libertà per l’affermazione di un bene più grande che non la stessa libertà. Il culmine supremo della libertà è il dono di sé per amore. Nessuno potrà convincermi del fatto che dalla morte e dalla guerra possa nascere la libertà. Se non c’è qualcosa che vale di più della libertà stessa anche il suo esercizio è completamente sterile.

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