In quanto cattolici, sappiamo che il criterio per giudicare gli eventi è sempre la libertà della Chiesa, cioè la possibilità per i cattolici di vivere e praticare la fede. Tale criterio, bene espresso dalla dottrina sociale della Chiesa, nasce dalla convinzione che pensando come una famiglia a ciò che è bene per i propri figli, si pensi anche a ciò che è bene per tutti.
Al di là delle fantasiose ricostruzioni storiche di Putin e delle molte colpe occidentali e ucraine, in Ucraina ci sono 5 milioni di cattolici che vivono peggio già da ieri e che faranno più fatica a praticare la propria fede. Non c’è dubbio quindi sul fatto che l’invasione russa sia un male e che si dovrebbe fare di tutto per fermarla.
Purtroppo, con realismo occorre osservare che da molto tempo in Occidente non ci sono valori condivisi. Non i valori etici, nel senso dello stabilire come comportarci fra di noi, ma di valori effettivi, quelli per cui vale la pena vivere e morire. “Valore” viene da questo “valer la pena”. Al di là delle parole, per nessun europeo e, ormai, nemmeno per gli americani, la libertà e la vita degli ucraini vale la pena. Inutile usare parafrasi e scuse, e ancora più inutili le dichiarazioni di principio, disattese non appena si toccano i soldi.
In quanto cattolici, sappiamo che almeno vale la pena fare la fatica di pregare e digiunare, come ha chiesto il Papa. Facciamo almeno questo, sperando che Dio in qualche modo colmi la nostra pochezza umana.
Torpedine
Questo nascosto filo putinismo basato sul fatto che in Occidente non ci sono più i valori cristiani, mentre in Russia sopravvive un’anima cristiana è aberrante.
Veramente l’articolo condanna duramente l’invasione putiniana, senza ‘se’ e senza ‘ma’. È critico verso l’Occidente che ha fatto molto poco prima e che quei valori dovrebbe ritrovare. E invita alla preghiera.
Ma ognuno purtroppo legge secondo i pregiudizi che ha nel cuore.
Torpedine