Poco tempo ma immenso

Sugli accadimenti di una festa di ottobre

Dunque la casa restò vuota. Il silenzio ordinato del quotidiano scorrere riconquistò le stanze. Tutto come prima nel conforto di un ritmo ritrovato, di giornate senza scosse, di ore da non spartire con presenze non previste. La compagnia se n’era andata portandosi dietro l’imprevisto e la domanda, il chiasso e l’ingombro, volti da decifrare sommati a storie da ascoltare.
La fatica, bilanci da far quadrare e un’eco fragoroso che non voleva saperne di tacere: tutto questo inchiodava l’inquilino dalla casa occupata tre giorni a un riposo inquieto. Liberarsi degli ospiti gli risultò facile; più difficile familiarizzare con un vuoto nuovo, carico di voci e volti che sembravano recitare una domanda sola: TU CHI SEI?
Se l’era chiesto lui infinite volte, ma sentirselo domandare da gente a cui sembrava interessare davvero la risposta, lo spostava da una comoda convinzione. Ebbe la certezza di non aver soddisfatto appieno la curiosità dell’invadente compagnia che piombò nell’isola di Arturo da ogni dove per celebrare una Festa! Dall’assenza di una compagnia ricavò un’esigenza, insospettabile ma urgente: fare in modo che quelle domande, quel desiderio riscontrato anche nella presenza di occhi estranei, da quella festa in poi, alimentassero una persistente allerta per l’avventura che poi si chiama vita che poi si dipana nell’incontro. Far fagotto e partire incontro al Mistero non lo spaventava più. Nella fretta del rientro, gran parte della variegata compagnia si perse lo spettacolo più grande: il ritorno dei Re nella piccola terra in mezzo alle acque. Quale il rammarico dell’indigeno padrone di casa non aver potuto condividere con emiliani siciliani pugliesi lo stupore e l’innocenza dilagare nelle piazze! Fu allora, nel trionfo delle schiere giocose, che uno dei Re sintetizzò con geniali quattro parole quel che ci accadde e la vicenda umana: “Poco tempo ma immenso”.

Scorfano