Sinodo e lettere

Pur di non lasciare più a lungo in cima alle visioni il disperato articolo di Pesce nerazzurro che scambia un dato di fatto (l’attuale situazione delle democrazie occidentali) per una legge universale (ogni democrazia deve essere una dittatura), scrivo qualcosa sulla questione della lettera dei 13 cardinali al Papa in occasione del Sinodo. La lettera protesta sui metodi e sulle forme di questioni interne al Sinodo sulla famiglia. I giornalisti, chissà come e da chi informati, si gettano sulla notizia e ne creano un complotto, chi a favore e chi contro il Papa.
In realtà, spiega il cardinal Pell – uno dei firmatari – , nello scrivere al Papa non c’è niente di insolito. E, aggiungo io, se uno protesta firmando, si tratta di una delle più antiche consuetudini umane: il dialogo. La si pensa diversamente su cose che stanno a cuore, e dunque si discute.
Che cosa c’è di strano? Niente, salvo il fatto che la lettera “esca” e venga pubblicata, ultima delle numerose forme di pressione su questo Sinodo, che tratta temi che evidentemente interessano molto e molti, che però si guardano bene dal firmare.
La verità è che in gioco c’è una concezione dell’uomo che diventa poi costume e consumi. La Chiesa, unica, si oppone alla mentalità comune e, per questo, quello che sarebbero affari privati di un’istituzione particolare sono oggetto di tanta attenzione. Speriamo che la Chiesa continui a dire quelle parole “straniere” (Eliot) alla mentalità comune ma in fondo attese dal cuore sempre assetato di verità.

Torpedine