VIVONO COME SE

Mettiamo uno che viene invitato a pranzo. C’è la casa convenzionale e piatta dove tutto procede stanco e prevedibile fin nei più piccoli particolari. Ma c’è anche, rarissima, la casa dove apparentemente ogni cosa è normale e risaputa, e invece tutto acquista un senso, una risonanza, un certo che di appassionato. Ciò è semplicemente dovuto a una o a più persone che, pur conducendo una esistenza comune, vivono come se. Come se ci fosse una guerra, per esempio, che non c’è. Come se dovesse arrivare una grande notizia che però nessuno sa. Come se fuori stesse imperversando la bufera, che tuttavia nessuno nomina. Come se uno dei presenti dovesse, poniamo, partire il giorno dopo per la luna, ma l’argomento è tabù e non viene sfiorato neppure. Come se ci fosse l’amore.

Intendo dire che in certe persone, in certe famiglie, in certi ritrovi, in certi angoli delle società, fortunati, esiste una segreta e inconsapevole tensione, un clima elettrizzato, un patos, per cui gli atti e le parole più banali acquistano una forza e un gusto straordinari. È, a ben pensarci, quello che avveniva anche a noi nei periodi più intensi e sentiti della giovinezza. Quando, pur immersi nel monotono tran tran della scuola o del lavoro, ci pungolava, senza che noi sapessimo, un presentimento di cose grandi che stessero compiendosi di là dei domestici muri o che fossero in procinto di arrivare.

Dino Buzzati in In quel preciso momento, pp. 216-217

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