La mia subway: due piccole avventure

Recentemente mi sono capitate due piccole avventure mentre tornavo a casa in subway.
Il treno che ferma vicino a casa è la Linea gialla R, che è una linea local, cioé fa tutte le fermate. Spesso quindi prendo un treno Express laddove lo stesso si incrocia con la R.
Quella volta avevo preso la linea D (arancione) ed alla 36th street sono uscito dal treno per attendere la linea R.
Erano circa le 11:30 pm, sulla platform ci saranno state circa 200 persone ad attendere la R.
Il treno della Linea D non aveva ancora lasciato la stazione, ma era lì a porte aperte. Ad un certo punto noto che due signori, sulla sessantina, ma ancora in forma, iniziano a spingersi ed ad insultarsi. Dopo pochi secondi, il più alto ed atletico dei due  parte con una scarica di cazzotti in faccia all’altro.
Vicinissmi a loro almeno una decina di persone che si comportano come se non stesse succedendo niente. Io sono qualche metro più in là, ma appena vedo questa scena, vado verso di loro gridando: “Stop, stop….”. A quel punto le persone intorno si accorgono della rissa ed in un attimo i due sono separati. La cosa triste è stata non solo vedere l’indifferenza delle persone, ma sopratutto “due nonni a fà a cazzutt”.
Dopo qualche settimana, un’altra piccola avventura durante il solito ritorno a casa. Questa volta ho preso la linea Express Q che devo cambiare con la R ad Atlantic Avenue- Barclays Center. Sono circa le 6:30 pm. Esco dal treno e con passo veloce mi avvio alla fermata della R. Con me le solite 200 persone. Mentre vado, vedo una ragazza curvata su di sé che sta vomitando, appoggiata alla colonna. Mi fermo e le chiedo come sta (domanda evidentemente stupida!). Mi accorgo che vomita liquido. Lei la prima cosa che mi dice è: “Non sono ubriaca, sono una ragazza a posto. E’ qualcosa che ho mangiato”. Ed io: “Si, se vuoi ti aiuto”. E lei: “Si grazie ho bisogno di camminare un po’ all’aria aperta”. Continua a stare male e vuole andare a casa. Decidiamo che avremmo preso un taxi insieme che avrebbe portato prima lei e poi me.  Durante il tragitto in taxi, lei dorme. A qualche isolato da casa sua si sveglia, prende dalla borsa 40 USD e  me li porge. Chiedo al taxista quanto sarebbe stata la quota (per la cronaca eravamo con un car service e non con uno yellow taxi) per il primo tratto e mi fa: “15 Dollari”. Ed io le dico: “Guarda non ti preoccupare. Il taxi te lo offro volentieri, tu rassicurami che quando vai a casa non starai da sola. E poi al limite sarebbero 15…”. E lei insiste con questi  40 USD, “Prendili, ti prego, devo pagarti qualcosa perché mi hai aiutato”. Allora le dico: “guarda che nel mio vocabolario esiste la parola gratuità…”. Lì rimane colpita ed accetta di essere stata aiutata gratuitamente. Quante volte anche a noi è difficile accettare qualcosa di gratuito nella mia vita.
Questa ragazza proveniente dall’Argentina si chiama Nathalie. Mentre aspettavamo il taxi un pensiero, come un momento di grazia, mi è saltato in mente: l’aiuto che le stavo dando, non bastava. Allora ho detto tra me e me, ma con coscienza insolita, un Ave Maria affidandola alla Madonna.
Comunque voglio concludere dicendo che gli States sono un Paese pieno di contraddizioni: ad esempio c’è tanto individualismo, ma anche tanta generosità ed altruismo.
A presto.

Delfino BiancoAzzurro da NYC