A PROPOSITO DI MATRIMONIO

Qualche giorno fa mi è capitato di suonare a un matrimonio in rito civile, di una splendida e giovane coppia.
Veniva da sorridere perché tutto il rito è stato una pallida analogia di quello cristiano: davanti ad una bellissima abbazia benedettina dell’anno 1.000, sposa in abito bianco, marcia nuziale, scambio delle fedi, accenno a delle promesse, persino il predicozzo del sindaco moralista (neanche fosse un prete). D’altronde sono secoli di tradizione e di storia del nostro popolo. Ce li abbiamo addosso.
Ma visto che suonare è come dare un pezzo di sé, mi sono ritrovato legato di schianto agli sposi, inaspettatamente e misteriosamente. Infatti, ho ripensato a loro diverse volte in questi giorni, perché mi ha colpito il desiderio sincero di prendere sul serio il loro amore, a tal punto da voler metter su famiglia e impegnarsi di fronte al mondo.
Ma che sproporzione quando si riduce questo ad un contratto: sì, un mero contratto, fatto di diritti e doveri!
Quello che mi ha sempre colpito del cristianesimo rispetto al matrimonio è la sua radicalità. Solo la radicalità e le proposte totalizzanti sono affascinanti e adeguate al cuore umano. Ed è per questo che mi auguro possano incontrare la compagnia cristiana, che è interessante proprio perché ha da dire sulla vita e sull’amore.
E poi per loro sarebbe semplice, quando si è giovani il cuore è più desto, si ricerca e si riconosce il vero con più facilità.

Razza