La Camera dei deputati ha approvato l’altro giorno definitivamente e tramite l’ennesimo voto di fiducia la cosiddetta “legge Cirinnà” sulle unioni civili; sul merito della legge già si è detto in occasione della discussione in Senato. Basti richiamare qui il titolo del quotidiano Avvenire del 12 maggio: “Una legge sbagliata”, perché inaccettabile nei suoi presupposti antropologici, pessima nelle soluzioni tecniche adottate e con numerosi profili di incostituzionalità.
Mi concentro però su alcune considerazioni politiche.
In primo luogo va rilevata l’enfasi attribuita dal governo sul valore storico della legge, con dichiarazioni dello stesso presidente del consiglio e di alcuni ministri (seguiti a ruota da alcuni illustri candidati alla carica di sindaco di città importanti); al di là dei tentativi di giustificazione e di distinguo di alcuni esponenti del NCD il fatto è significativo e rivela l’indirizzo politico complessivo del governo impresso dal suo azionista di maggioranza, il PD. Aveva ragione Augusto Del Noce: con la caduta del comunismo il PCI si sarebbe trasformato in un “Partito radicale di massa”; così è stato, ed infatti i radicali plaudono entusiasti, pregustando già i prossimi terreni di battaglia: eutanasia, stepchild adoption, etc (v. intervista da Emma Bonino su “La stampa” dell’11 maggio).
Altrettanto significativa è la dichiarazione del premier Renzi, cattolico dichiarato di formazione scoutista, dopo l’approvazione della legge a proposito della contrarietà dei cattolici: “Non ho giurato sul Vangelo, ma sulla Costituzione”. Al di là della supponenza e dell’ignoranza della Costituzione (che in tema di famiglia dice cose ben precise….), colpisce la concezione sottesa: l’essere cattolico non determina nulla delle proprie decisioni politiche e dei propri giudizi pubblici; l’essere cattolici si riduce ad un’ispirazione privata accanto a molte altre. Eravamo abituati (e non ci piacevano) ai “cattolici adulti”, che selezionavano alcuni dei valori cattolici e ne tralasciavano altri, con scelte assai discutibili, ma ora siamo passati ai “cattolici liquidi”; costoro, infatti, non affermano pubblicamente nessun valore qualificante e nessuna appartenenza risolutiva, ma assumono convinzioni ed elaborano soluzioni in base al contenitore politico in cui sono ed al mainstream dominante; la forma del loro agire (al di là delle buone ed oneste intenzioni dei singoli…) dipende dalla forma in cui operano; appunto, come i liquidi, che seguono la forma del recipiente in cui vengono collocati.
Speriamo che pur nella difficile situazione di oggi cattolici solidi (una volta si diceva “popolari”) e ben radicati, si possano unire, facendosi promotori, con persone di valore e di valori provenienti da tradizioni diverse (come L. Malan, M. Sacconi ed altri), di un soggetto politico ben radicato e popolare, capace anche di aggregare (e mitigare) alcune delle forze che oggi catalizzano un certo malcontento: ne va del bene comune, del futuro dell’Italia e dell’Europa.
Pesce pilota