CIÒ CHE RESTA (senza nostalgia!)

Caro Pesce (ner)Azzurro,
(forse è il colore che ti induce alla “nostalgia”, dopo tanti anni di bocca asciutta!) non mi accontento di una “risposta ambigua e inconcludente” (il “Mah!”) alla domanda “cos’è rimasto di quella esperienza”?
Anche perché conosco altri due, quasi trentenni dell’epoca (A.M. e N.M.), -oltre dieci anni prima di V.R. e D.C.- , che avevano fatto analoga esperienza e detto cose analoghe nella Sezione dello stesso partito in un altro luogo non lontano.
Appartenevano anch’essi all’ “area cattolica che fa(ceva) riferimento al Movimento Popolare”, cioè ad una “esperienza di uomini al lavoro per costruire opere che rendano incontrabile agli altri l’avvenimento liberante di Cristo”.
Venivano dunque anch’essi da una esperienza di “costruttività sociale” e per questo furono “caldamente invitati” a far parte del direttivo da chi pensava che la capacità da loro dimostrata nel costruire (insieme agli amici) “opere” (all’epoca, ad es., un’attiva cooperativa culturale, capace non solo di gesti culturali, ma anche di giudizi sui fatti della realtà e perfino della politica!) fosse “utile” al “Partito”.
Accettarono perché avevano anch’essi “la pretesa di costruire fatti di vita nuova per gli uomini” e pensavano che potesse essere interessante un lavoro nel partito affinché lo stesso fungesse da “volano” nello spingere la politica: -a sostenere “opere in cui l’uomo non sia oppresso dalla paura e dalla solitudine”, -ad accettare la “sfida occupazionale” e -a rispondere alla “necessità di organizzare servizi adeguati agli anziani ed alle categorie produttive (artigiani, agricoltori, ecc.)” [in corsivo riporto dei passi presi dalla lettera da te riproposta].
Anche loro dovettero scontrarsi contro un potere che non lasciava, in realtà, spazi alla novità ed anche la loro esperienza “politica” ben presto finì.
Allora: “cos’ è rimasto di quella esperienza”?
Come per tutte le esperienze vere, per quei due ne è derivato certamente un incremento della propria umanità, una crescita ed una maturazione della propria persona. Ed è “rimasta” una affinata capacità di giudizio nei confronti dei fatti della politica e del rapporto tra società e politica.
Soprattutto è rimasto questo giudizio: non è la politica che deve “concedere”, ma la politica deve “rispondere” alle esigenze della società e fornire gli strumenti adeguati perché sia la stessa società a costruire le risposte, “sostenute” dal potere statuale (“Più Società, meno Stato”).
E soprattutto è rimasta la voglia di mettere in campo, nella società, “opere”, legate tra loro in una “Compagnia”, che interloquiscano con la politica, ponendo domande, alle quali la politica è chiamata a rispondere!
E quei due, insieme ad altri amici –tra cui uno che si cela tra le pinne e le squame di un pesce (ner)azzurro-, hanno allora messo su una scuola elementare (così si chiamava allora), che è in piedi da più di 30 anni e per la quale si è lavorato alacremente per ottenere, prima, la parifica e, poi, la parità all’interno dell’ordinamento scolastico pubblico integrato; una cooperativa edilizia, per rispondere al bisogno abitativo proprio e di altri; un nuovo Centro Culturale, che continua l’esperienza della prima cooperativa culturale; iniziative di presenza sociale insieme agli amici di sempre e tanto altro, fino all’impegno, ai giorni nostri, nei propri ambiti lavorativi e in opere (come Pellegrinaggi -di valenza non solo religiosa, ma fortemente culturale e sociale-, Fondazioni, Associazioni per la tutela del patrimonio culturale, paesaggistico e linguistico locale): tutto questo a partire, ancora, da “Più società e meno Stato” e per chiedere alla politica di sostenere la ”costruzione di fatti di vita nuova per gli uomini”.
Cosa è rimasto, ancora?
Mi sembra di poter dire uomini che restano in piedi proprio grazie a tutte le esperienze fatte, positive e negative, fortunate o meno, e che hanno imparato a mettere sempre in gioco tutto di sé. Tutto si è fatto e si fa per un di più di umanità, propria e degli altri!
Ma questo lo sai anche tu, Pesce (ner)Azzurro, nonostante ti sia scappato un “mah!”, colpa dell’inquinamento dell’“azzurro” da parte del “nero”.
Fattelo dire, con affetto, da una

Triglia di scoglio

Una risposta a “CIÒ CHE RESTA (senza nostalgia!)”

  1. Cara Triglia, il nerazzurro dello zaffiro grezzoi, del cielo dei quadri di Van Gogh, dello sfondo stellato dell’Icaro di Chagall, etc. etc,, non ha bisogno di nascondersi negli anfratti di uno scoglio; non si vergogna, non è come una gazza ladra (i cui colori mi ricordano qualcosa, altrimenti perché si chiamerebbe “ladra”?).
    Il mio “Mah!”, naturalmente, era provocatorio; tant’è che ha provocato la tua risposta.
    Io, pur avendo partecipato a tante di quelle vicende entusiasmanti, rimango col dubbio che quello che di positivo racconti (“un incremento della propria umanità, una crescita ed una maturazione della propria persona”), sarebbe stato possibile indipendentemente da quella “esperienza politica che ben presto finì”.
    Tuo, Pesce (ner)Azzurro

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