Coraggio e pietà

Purtroppo non siamo ancora al day after. I nostri amici parigini sono chiusi in casa perché non si riesce neanche a capire se i terroristi di ieri (e quelli di oggi?) sono ancora in circolazione.
Hollande ha detto subito e ripetuto oggi che “saremo senza pietà” e che “difenderemo i nostri valori”. Cher président, una domanda e un’osservazione.
La domanda: quali valori, esattamente? Senza chiarire questo, le frasi altisonanti suonano vuote. Ed è proprio questo che i terroristi islamici ci rimproverano.

E poi una considerazione, président: vede, se si usano parole forti, poi si dovrebbe agire. Per ora abbiamo fatto la cosa più rischiosa: dare un pretesto per chiamarci “crociati”, cioè nemici che il Corano autorizza a uccidere, senza veramente bloccare o far male all’Isis. La guerra o la si fa o non la si fa. Se si fa, deve essere vera, sul terreno, e consapevole di perdere anche i propri uomini. Oppure non si alzano i toni.

Ma anche per fare la guerra, caro presidente, ci vuole pietà: pietà per l’ignoranza altrui e per la pochezza propria, che non ha saputo capire, prevenire, curare prima di tutto questo; pietà per i morti di ieri e per quelli innocenti che si fanno anche in altre terre; pietà per la paura della gente comune; e, da cristiani, pietà da implorare per le proprie tante mancanze. La pietà è la consapevolezza che, anche quando è un dovere, la giustizia non si fa da sé e che la vita di ciascuno viene da Dio. La pietà non è l’opposto della fermezza, ma la sua unica radice.
Con guerra o senza guerra, la pietà è proprio ciò di cui non possiamo fare a meno. Per avere e domandare pietà, occorre innanzi tutto cambiare la testa.

Torpedine