IL FIORE DI MANDORLO E LA VOCAZIONE DI S. MATTEO

 

(a proposito dell’udienza di Papa Francesco a Comunione e Liberazione)

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«… E parlando dell’incontro mi viene in mente La vocazione di Matteo, quel Caravaggio davanti al quale mi fermavo a lungo in San Luigi dei Francesi, ogni volta che venivo a Roma. Nessuno di quelli che stavano lì, compreso Matteo avido di denaro, poteva credere al messaggio di quel dito che lo indicava, al messaggio di quegli occhi che lo guardavano con misericordia e lo sceglievano per la sequela (…)
Gesù Cristo sempre primo, ci “primerea”, ci precede; quando arriviamo, Lui ci stava già aspettando. Lui è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera. E non si può capire questa dinamica dell’incontro che suscita lo stupore e l’adesione senza la misericordia.
Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato.  È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa». (Dal discorso di Papa Francesco alle comunità di Comunione e Liberazione)
Tutto il problema sta quindi nel lasciarsi guardare da Gesù. Continua, infatti, ancora il Papa: «La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile …».
Gesù ha guardato negli occhi Matteo, ha guardato me, continua a guardare negli occhi tanti uomini e tante donne: esattori delle imposte, delinquenti, ricchi professionisti e poveri diavoli, lavoratori, disoccupati che colgono lo sguardo di Gesù e si lasciano coinvolgere.
Quale magia sarà mai questa? potrebbe chiedersi qualcuno.
Non è uno sguardo ipnotico, come diceva sempre Papa Francesco in un’altra occasione (Omelia durante la Messa di S. Marta il 21/09/2013), ma una grande Grazia.
La comunicazione di questo sguardo è la nostra più grande responsabilità.
Non ci salveremo lamentandoci dei tanti problemi che ci affliggono: dal lavoro che non c’è ai giovani che (secondo qualcuno) sono un disastro, dai politici corrotti ai tanti, troppi profughi che invadono le nostre città e litigano per il WiFi (è accaduto ieri in un Centro di Prima Accoglienza in Sardegna).
Quello che ci potrà salvare è l’esperienza di uno sguardo vero che non ci fa dimenticare della realtà, anzi: «Così, centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”. La strada della Chiesa è uscire per andare a cercare i lontani nelle periferie, a servire Gesù in ogni persona emarginata, abbandonata, senza fede, delusa dalla Chiesa, prigioniera del proprio egoismo».

Pesce (ner)Azzurro