Kirill e Putin: Teocrazia o Cesaropapismo?

Kirill e Putin: Teocrazia o Cesaropapismo?
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Il Patriarca di Mosca Kirill più che esercitare una teocrazia sembra asservito a Putin; tanti parlano però di accordo fra governo russo e autorità ecclesiale, secondo l’antico schema del modello Bisanzio, del rapporto imperatore-chiesa. In Russia il potere è saldamente in mano a Putin e la laicità delle istituzioni sembra oscurata, anche se formalmente affermata. Il progetto politico ed ecclesiale si integrano nell’attesa di rinsaldare il vecchio spazio sovietico con la tradizione russa-ortodossa e il suo messianismo anti-occidentale. La crisi dell’ipotesi politica potrà innestare il rifiuto del progetto religioso. Di fatto il patriarcato di Mosca sta perdendo l’Ucraina ortodossa, quindi un terzo delle sue parrocchie con il suo grande bacino di vocazioni monastiche e sacerdotali (da cui attinge la gerarchia), ma soprattutto perde il rapporto simbolico con la storica madre-Chiesa di Kiev. Se Putin sta perdendo la guerra, Kirill ha già perso l’Ucraina ortodossa.

 

Ha creato scandalo in Occidente la giustificazione dell’operazione speciale (?) da parte di Kirill, con argomentazioni teologiche aberranti. Tanti sacerdoti Ortodossi hanno accusato di eresia la Dottrina di Kirill; la fede ortodossa si difende dall’immoralità e dalla decadenza dell’Occidente, con l’aggressione all’Ucraina. L’Occidente è il Male che va sconfitto. I toni usati sono apocalittici; conflitto tra luce e tenebre, deriva antievangelica del cristianesimo occidentale (protestanti e cattolici, che a dire il vero non se la passano molto bene). Ma è una perversione teologica identificare il Regno di Dio con l’etnìa russa e l’attuale potere politico. Per questo un certo numero di preti ortodossi (in verità una piccola percentuale), sia russi che ucraini, hanno chiesto le dimissioni di Kirill, cosa piuttosto improbabile. Nessun vescovo russo ha sottoscritto questa richiesta per Kirill, anzi alcuni lo hanno difeso pubblicamente. L’unico che potrebbe prendere una decisione in merito, che di fatto ha il pallino in mano, è Putin. Niente fa pensare che Kirill venga deposto.

 

La guerra in atto segna uno spartiacque drammatico per il mondo del cristianesimo orientale (non solo ortodosso); è possibile attendersi un periodo di profonda riflessione. Probabilmente lo scisma in atto fra Mosca e Costantinopoli si evolverà in nuove forme e l’Ucraina potrebbe diventare terreno di sperimentazione, in che modo non lo possiamo prevedere. È stata procurata una grave ferita alla credibilità del cristianesimo in quanto tale. Chi tra i non-credenti accusava le fedi religiose di essere causa ultima di guerre e violenze, trova oggi terreno fertile. 

 

Papa Francesco? Possiamo immaginare che sia molto deluso e amareggiato da Kirill. Ha giocato la carta della dimensione della pietà popolare (consacrazione dell’Ucraina e della Russia al cuore immacolato di Maria), tasto molto sensibile nel mondo ortodosso; inoltre  sollecita la sotterranea attività diplomatica della Santa Sede (a detta di molti, senza prospettive); offre anche argomentazioni teologiche, condanna duramente la guerra ma senza accuse dirette alle persone. Sembra però unico riferimento credibile anche per l’insieme delle Chiese ortodosse con una notevole autorevolezza per l’intero mondo cristiano. Le profonde correnti della storia sembrano riemergere, ma in modo inedito e difficile da navigare. Roma-Mosca-Costantinopoli: dentro questo triangolo qualcosa accadrà.  

 

Moscardino