L’onda lunga di babyboomer, fino a 600mila uscite l’anno

L’onda lunga di babyboomer, fino a 600mila uscite l’anno
Crisi economica from Pixabay

La spesa per pensioni, dopo aver toccato il 17% sul Pil nell’anno nero della pandemia, è destinata a rimanere sopra la soglia del 16% almeno fino alla fine degli anni Quaranta, quando secondo i modelli incorporati nel nuovo scenario nazionale base della Ragioneria generale dello Stato il rapporto tra il numero di pensioni e il numero di occupati raggiungerà il livello massimo del 94,2%. L’anno di picco è previsto nel 2048, solo successivamente il rapporto spesa/Pil comincerà a calare (Sole 24 ore del 23/03/2021).

E ci chiamano “babyboomer”, che suona tipo “attentatori”, capaci di far saltare in aria qualcosa, la pace degli altri forse, figli di genitori super eccitati del dopoguerra, autentici irresponsabili riportati al lume della ragione dall’aria fresca del ’68. Eppure era in bella compagnia negli anni 50 e 60 del secolo scorso, con termini come baby boom o boom economico.

Quando da ragazzo ho capito questa circostanza storica unica in cui mi sono trovato a nascere (anno 1960), ho pensato di essere un privilegiato e che nascere quando ci sono tanti bambini avrebbe portato una maggiore attenzione a questa categoria, pensando ai gravi disagi in cui negli anni o generazioni precedenti si erano trovati i bambini. E così nel corso dei decenni, ci sarebbero stati tanti ragazzi da far studiare e le scuole sarebbero migliorate, e infine tanti anziani da assistere, per cui l’attenzione a loro sarebbe cresciuta.

Invece, finiti gli studi, cominciato il lavoro, a mano a mano cominciavano a sentirsi in giro ragionamenti del tipo “pensioni a rischio”, “rapporto uno a uno”, “sono necessarie delle riforme”. Cosa era successo mentre la vita scorreva con entusiasmo: a lavorare erano diventati troppo pochi, cominciavano troppo tardi e con lavori meno stabili. Ops, i contributi dei giovani non sarebbero bastati a pagare le pensioni dei propri nonni o genitori. Ma non dovevano essere i contributi già versati a pagare le pensioni di ognuno? E invece se li erano fottuti, per calcoli errati sulla dinamica della natalità e del lavoro, per le prestazioni sproporzionate rispetto al dovuto, e non mi riferisco alle pensioni sociali o minime, ma a quelle ingiustificate di baby pensionati con meno di 15 anni di lavoro, alle prestazioni senza relativa contribuzione come per i politici ecc. Ma questo è un altro capitolo.

E adesso ci chiamano “babyboomer”, tipo qualcosa che “deve tornare indietro”, fare una inversione, rispetto ai sogni (diritti) che avevano da ragazzi. Certo meglio che essere chiamati figli dell’ “inverno demografico”, che mi sa di un po’ di inferno, o “generazione X”, che sembrano proprio smarriti. E mo pure il Covid ci si è messo ad accelerare questi processi. Questo virus ha fatto emergere molte questioni che stavano lì pronte ad esplodere (è un lungo elenco), ma nessuno voleva guardarle. Ma anche questo è un altro discorso.

Ora che ho 60 anni (dico ancora, mi suona meglio, che l’anno scorso ho “festeggiato” – si poteva fare – 59 anni), leggo le proiezioni sul futuro con un certo distacco, pensando che non ci sarò, mi piacerebbe tuttavia che i bambini e i giovani potessero respirare a pieni polmoni guardando l’orizzonte, come appariva il mondo alla mia generazione. Ma morire da “babyboomer” mi offende proprio.

Pesce fuor d’acqua