Storie di DAD quotidiana

Storie di DAD quotidiana
Storie di DAD quotidiana

Tante volte da bambina mi sono sentita ripetere da mio papà: vorrei essere una mosca per poterti vedere in classe con i tuoi compagni.

Ora le classi dei figli sono entrate dentro casa nostra. Vedo le facce dei loro amici, dei loro maestri, sento spezzoni di spiegazioni, di interrogazioni, come si salutano, cosa preferiscono, come si scatenano durante gli intervalli.

È un’intimità nuova, in un certo senso ancor più intima del vedersi in pigiama; un’intimità che, se troppo prolungata, credo possa creare disequilibri non facili da recuperare.

Perché anche loro sono entrati nei nostri uffici di smart working; ci guardano lavorare, concentrarci, discutere. Sopportano una presenza dei genitori che non è per loro: “sto lavorando, devo lavorare, sono qui ma non ho tempo per voi”.

È una strana comunità che mette alla prova quanto la vita è unita.

E quando arriva la sera di giorni velocissimi e uguali, quando si spegne la luce dei pc e finalmente c’è un po’ di silenzio, si fa sentire forte la domanda “dove stiamo andando?”.

“Se tu non offri questa ora di studio per Gesù, la gloria di Gesù diminuisce nel mondo”, dicevano una volta i padri spirituali ai giovani. Lo hanno detto a me, lo dirò anche a loro.

Sirenetta