L’ultimo libro di Marcello Pera

L'ultimo libro di Marcello Pera
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Marcello Pera, Lo sguardo della caduta. Agostino e la superbia del secolarismo, Morcelliana, Brescia 2022. 

Nel suo ultimo libro Marcello Pera, in dialogo con Sant’Agostino, riflette sui limiti della ragione, sulla giustificazione delle norme morali, sul rapporto tra religione e politica, l’uso della forza in materia religiosa, la conoscenza scientifica. L’epoca in cui visse il santo di Ippona  non sembra diversa dalla nostra per la presunzione di poter raggiungere la felicità con la sola forza della ragione.

La superbia, secondo Pera, è ciò che accomuna il paganesimo del tempo di Agostino al secolarismo anticristiano del nostro. L’uomo può liberarsi dai suoi mali? Per la filosofia greca sì, per Agostino no. Dopo il peccato originale un senso di caducità insormontabile pesa sulla nostra natura; impossibile sollevarci verso il bene e la giustizia senza la Grazia di Dio. Questo pensiero secondo Pera è utile per comprendere e forse anche per uscire dal pantano in cui la cultura occidentale si è cacciata nel momento in cui ha incominciato a perseguire la verità, il bene, la giustizia in aperta ostilità a Dio e alla fede cristiana.

Lo “sguardo della caduta” di Agostino potrebbe aiutarci a non pretendere dalla ragione più di quanto essa possa dare, a non farsi illudere dalla “scienza che gonfia”, a sottrarci dall’ottimismo per una comunità politica perfetta.

La realtà non è riducibile alla ragione, esiste spesso una frattura insanabile tra reale e razionale (nonostante Hegel), lo Stato è semplicemente un “male necessario” per quel poco o tanto che riesce a garantire di ordine sociale, insomma la città di Dio non è la città degli uomini. Questa è la teologia politica di Agostino, semplice nei suoi principi fondanti: l’uomo è responsabile del peccato originale, che è inestirpabile, l’uomo ha bisogno della grazia di Dio.

Il libro invita a vedere le analogie tra la visione agostiniana e quella di certo liberalismo contemporaneo, ma anche e più ancora le differenze, nonché la necessità di riprendere lo sguardo agostiniano se vogliamo ancora salvare il meglio della tradizione politica del nostro Occidente.
Agostino e il liberalismo escludono entrambi lo stato etico, totalitario, paternalista. Ma i liberali hanno abbandonato il cristianesimo, pretendendo l’autosufficienza e finendo così col favorire il “dispotismo dei governanti”. L’idea di autonomia individuale, il cosiddetto “stato minimo”, la preminenza del giusto sul bene, l’ideologia dei diritti dell’uomo, una certa idea di laicità, dal momento che escludono o marginalizzano Dio e il cristianesimo, finiscono per essere tante manifestazioni della stessa superbia, che non vede ciò che inevitabilmente caratterizza anche il liberalismo ateo nel quale essa si esprime.

Agostino vide che una fede, un sistema di valori, è alla base dello stato secolare e che non ogni sistema di valori è equivalente a qualunque altro.

Pera invita a riprendere lo sguardo di Agostino, lo sguardo della caduta, non come omaggio a una concezione realistica e quasi tragica del mondo; nemmeno come un’esortazione a rimettere il cristianesimo al centro della nostra vita; è piuttosto un monito rispetto “ai nuovi déi pagani a cui tributiamo i nostri sacrifici, culti, riti individuali e di massa”: secolarismo, scientismo, liberalismo, ecologismo, neo-umanesimo, transumanesimo, diritti individuali senza doveri,  tolleranza senza limiti e tanti altri ancora.

La superbia pagana è diventata fenomeno di massa e, quindi, un esplosivo che rischia di far saltare per aria la struttura stessa della cultura occidentale.

Moscardino