Maria, la deputata

Maria, la deputata
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Quando guardo la Madonna, immagino una grande assemblea, ma proprio grande, di tutta l’umanità, di ogni tempo storico, tutti insieme, per eleggere chi dovesse rappresentare l’intera parabola dell’uomo, da Adamo all’ultimo uomo sorpreso nel giorno della fine del tempo. Chi potesse sostenere lo sguardo di Dio, il suo abbraccio, il meglio che potesse rappresentare la nostra gratitudine filiale.

Un’assemblea rumorosa, gente vestita nei modi più disparati, da pelli di cammello a tute spaziali, ogni gruppo con la sua proposta, con categorie mentali tanto diverse, cambiate in milioni e milioni di anni, che mai si erano visti fra di loro, ma che si capivano nel parlare, in un tempo sospeso, né passato né futuro.

I primi ad intervenire sono gli uomini primitivi, rivendicano una certa primogenitura, senza il loro coraggio, la sfida contro un mondo naturale ostile e sconosciuto, tutti gli altri non ci sarebbero. Propongono Lucy, la prima ragazza che ebbe il coraggio di prendere un tizzone ardente dal fuoco generato da un fulmine, confidando nell’Essere che sentiva nel cuore, che avendo fatto quel cielo così bello, non poteva che mandarci un segno da quel cielo dove sicuramente abitava, per una utilità buona. Dal quel giorno, amare e pregare la divina provvidenza è stato più facile, i cibi cotti erano più buoni e teneri, una curiosità positiva della conoscenza e dell’esplorazione inizia, si esce dal buio delle caverne. Insistono rumorosamente, a modo loro, su questa candidatura.

Il brusìo in sala cresce, certo non basta un primo, seppur coraggioso gesto, a rappresentare tutto ciò che è l’uomo, che poi è diventato ed ha prodotto in tutto l’arco della sua storia. Tuttavia comincia a farsi strada l’idea che dovesse essere una donna a rappresentarci, senza sapere – in un tempo sospeso – che Dio volesse usare proprio il grembo di una donna per incarnarsi come Verbo, anche perché poteva usare ogni altro mezzo, anche di grande effetto, per la Sua definitiva e continua epifania.

Si fa avanti a questo punto un gruppo non ben definito storicamente, ma che ciclicamente si è ripresentato, che espone i motivi per cui a rappresentare l’umanità dovesse essere una donna matura, che rappresenti la ragione, tutto il progresso scientifico, ciò che in fondo distingue l’uomo dalle altre creature, la sua intelligenza e lo sforzo di conoscere le leggi con cui Dio ha fatto ogni cosa. Ma viene subito contestato, specialmente dagli Spaziali, il filone scientifico che più direttamente riferiva la ricerca di Dio nell’esplorazione dell’universo, il grandioso giardino in cui Egli ha liberato la nostra sete di curiosità, altrimenti che senso avrebbe tutto quello spreco di spazio.

E poi a seguire quelli che vedono l’immagine di Dio nell’uomo riflesso nella speculazione filosofica, chi nella preghiera ascetica, chi nelle opere di carità. A un certo punto non si capisce più niente, chi propone dei nomi o figure emblematiche, chi dice che bisogna prima mettersi d’accordo sui criteri. E’ stato sempre complicato per gli uomini saper scegliere i propri rappresentanti, figuriamoci adesso che una sola persona deve rappresentare tutti gli uomini di tutta la storia, possedendo le qualità migliori (quali?) del genere umano.

Ma ecco si fa avanti un ebreo, un rabbino, ricorda la scelta del metodo usato da Dio, che attraverso l’elezione di un uomo, Abramo, sceglie un popolo e così il segreto “celato nei secoli” comincia a farsi Presenza. Per cui, in continuità, a rappresentarci non può essere che una figlia di Israele, una giovanissima cioè una vergine, una degna sposa per Dio, che possa accogliere Dio stesso e offrire a Lui in un sol gesto tutta l’umanità, senza altri meriti se non il suo sì, certo non facile, il resto lo farà Dio in lei, dentro di lei, misteriosamente.

Ecco chi è per me Maria di Nazareth, benedetta fra tutte le donne, fra tutti gli esseri umani, di ogni tempo: colei che ci rappresenta tutti, quello che vorremmo veramente essere, capaci di dire sinceramente e semplicemente sì alla Sua volontà, sempre. Un sì dentro grandi paure, ma saldo nell’affidamento al Signore.

Il pesce fuor d’acqua