Il mio amico Maigret

Qualche ora a disposizione in un pomeriggio tranquillo e ritorno a gustare la prosa lineare, scorrevole e coinvolgente di Simenon. Mi ritrovo con Maigret nell’isola mediterranea di Porquerolles per cercare di dipanare un mistero: l’omicidio di un piccolo malfattore-marinaio, Marcellin che, per aver conosciuto il commissario in una delle sue tante peripezie, lo reputava un amico. Sullo sfondo dell’indagine, sfumata ma concreta presenza, rimangono i paesani, pescatori e commercianti, umanità ferita e dolorante, forse smarrita ma portatori di una speranza che li accompagna nella vita con un significato ed un compito. Maigret li osserva con paterna indulgenza e da profondo conoscitore del cuore dell’uomo cerca di assorbirne quasi per osmosi il solido (ed evangelico) buon senso. Diverso è l’impatto con il mondo dei turisti di estrazione borghese o nobiliare, che vivono nelle loro imbarcazioni nel porto, naufraghi dell’esistenza, che tentano di mascherare la loro sconfitta nella vita dietro maschere, sotterfugi e imbrogli.
Maigret, tra una partita di bocce con gli anziani, un “bianchetto” sorseggiato nell’osteria dialogando con i giocatori di carte ed una passeggiata fino alla vecchia chiesa, olezzante di incenso, arriva all’invitabile conclusione. Alla fine della lettura soddisfatto per aver impegnato in modo proficuo  un po’ del mio tempo sento di aver riscoperto un po’ della mia umanità.

Pesce Palla