Nessun calcolo!

In una bella serata di qualche mese fa, passata con degli amici a mangiare una pizza a Vasto (dalla cui “loggia”, un posto veramente bello, si vede uno spettacolo di altri tempi… Termoli!) è iniziata una bellissima discussione sull’amore, e su cosa sia per l’uomo l’amore vero. Tutto era iniziato da una mia amica (ormai sull’orlo dell’integralismo cattolico spinto) per cui Berlusconi e la sua nuova 27-enne fidanzata non sarebbero un bell’esempio sull’amore, in quanto troppo scandaloso (è un rapporto extraconiugale, è troppo giovane …).
Invece, parlando con un mio amico, emergeva come in un qualsiasi rapporto d’amore c’è sempre del Divino: l’amore è una traccia di qualcosa che ci costituisce, tanto che ogni spunto di affettività è sempre una possibilità di capire che siamo fatti per “amare” ed “essere amati”, e questo non possiamo togliercelo di dosso, anche se ci fa soffrire.
Mi è rivenuto in mente questo pensiero perché alcuni giorni fa parlavo con dei ragazzi delle superiori, e con un loro professore di filosofia che, nel suo cinismo dilagante, cercava di dissuaderli dai “mali dell’amore”, e li invitava a mettersi in guardia da qualcosa che può diventare una questione dolorosissima per l’uomo.
E indovinate cosa consigliava per non farsi troppo male? “Calcolate tutto, non fatevi trascinare troppo, in modo tale che quando state in macchina e vi sbuca il muro davanti, almeno potete mettere le mani e non sbattere il muso troppo forte”.
Naturalmente mi sono ribellato, perché l’amore non è una cosa che si può calcolare, ma accade e basta. Nessun calcolo!
Per fortuna o purtroppo!
Ed è qui che mi sono ricordato del racconto di Thomas Mann “Il piccolo Signor Friedemann” (un racconto che si legge in un quarto d’ora, per quanto è corto) in cui è descritto in un modo molto drammatico quello che io ho goffamente cercato di spiegare poco prima, e che ora vi scrivo!
“Era venuta e, per quanto lui (il sig. Friedemann) avesse cercato di difendere la sua pace, ora, a causa sua, tutto quello che aveva tentato di reprimere si da fanciullo, cosciente che gli avrebbe portato tormento e distruzione, insorgeva contro di lui; lo aveva afferrato con paurosa e irresistibile violenza, per trascinarlo alla rovina. Si, lo avrebbe trascinato alla rovina, lo sentiva. Ma a che scopo tormentarsi ancora, perché combattere? Che tutto seguisse il suo corso! Avrebbe proseguito per la sua strada, chiudendo gli occhi all’abbisso che si spalancava laggiù, sullo sfondo; si sarebbe sottomesso al suo destino, a quell’ invincibile forza, dolce e tormentosa, cui nulla poteva sfuggire.”.
Beh, ai ragazzi ho consigliato di leggere Mann. E il professore che era lì con noi a difendere con tutte le sue forze la sua posizione, è rimasto un attimo senza parole, e non so perché, ma ha smesso improvvisamente di parlare.

Acciuga

Una risposta a “Nessun calcolo!”

  1. «Non esiste investimento sicuro: amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque
    sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari
    anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a
    nessuno, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e
    piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella
    bara, del vostro egoismo. Ma in quello scrigno – al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto –
    esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile.
    L’alternativa al rischio di una tragedia, è la dannazione. L’unico posto, oltre al cielo, dove
    potreste stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è
    l’inferno.[…] Non è cercando di evitare le sofferenze inevitabili dell’amore che ci avvicineremo
    di più a Dio, ma accettandole e offrendole a lui: gettando lontano la cotta di protezione. Se è
    stabilito che il nostro cuore debba spezzarsi, e se egli ha scelto questa via per farlo, così
    sia».

    C.S. Lewis

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