Rimproveri di padre

Ok, tagliamo corto: il Papa ci ha rimproverato, noi di Cl (a proposito di etichette). Quando un padre sgrida dei figli, le reazioni possono essere di ogni tipo. Rabbia, sgomento, disorientamento, allegria isterica, finta condiscendenza. Non importa: importa solo il vero, capire che cosa ci ha detto. Proviamoci, senza fare sofismi e dietrologie.
Innanzi tutto ci ha ricordato l’ideale (e questo non è un rimprovero ma una memoria): l’incontro con Gesù, la grazia che ci precede anche nel male e la misericordia, al posto di titanici sforzi individuali di perfezione. La morale spiegata dal Gius, cento per cento, con due immagini bellissime e care al Gius: la vocazione di Matteo e il fiore di mandorlo.
In secondo luogo ci ha detto di smetterla con discussioni sterili e interne sul carisma, cercando di capire che cosa invece il carisma vuol dire per la Chiesa, per servire Gesù oggi.
Infine, ha detto che ci vede un po’ chiusi (autoreferenziali) invece che aperti, franchi, piegati sui bisogni (da cui sono sempre nate le nostre opere… ma questo lo aggiungo io).
Ai neocatecumenali il giorno prima ha detto che erano un grande bene per la Chiesa, che confermava il loro cammino e che gli piacciono molto. A noi no, non c’è niente da nascondere. Come tutti i figli rimproverati, possiamo negare l’addebito (io non me la sento), fare finta di niente, giustificarci, incolparci a vicenda o desiderare di cambiare (è sempre solo una grazia!).
Qui si parrà nostra virtù… e nostra libertà. Sursum corda!

Torpedine

3 Risposte a “Rimproveri di padre”

  1. In linea teorica direi che il tuo commento è condivisibile. Evidentemente se un padre rimprovera qualcosa vede di storto. Il problema è che non lo ha detto. O meglio non lo ha detto chiaramente. Ha lasciato tutto in una ambiguità discutibile (senza riferimenti e mandati precisi). Cosa abbiamo fatto di sbagliato? Dove e quando ha visto l’autoreferenzialità? Dove ha visto che seguiamo il carisma “decentrando” Cristo o che vuo, dire fare il contrario? Sinceramente il discorso mi sembra abbastanza frammentato, con parti scritte e incollate tra loro quasi senza una logica continuità. E sono sicuro che il discorso sia stato scritto in parte da scrivani pontifici, o suggerito anche da qualche curiale che certo è rimasto fermo su posizioni clericali accentratrici. Sicuramente si evidenzia un non coinvolgimento affettivo (il che è la cosa piu triste) verso una porzione del popolo di Dio che tra peripezie e tentativi vari ha cercato di servire e seguire sempre la Chiesa e il suo Pastore Universale. Sicuramente il giorno prima ha mostrato un affetto maggiore verso alcune famiglie neocatecumenali. Probabilmente è più cordialmente vicino a quell’approccio cristiano. Ma è anche vero che si rivolgeva a 600 famiglie con 200 bambini che partivano per la missione in tutto il mondo. In ogni caso, se un rimprovero c’è da farci, chiedo che almeno si capisca bene. Che si capisca dove migliorare e cosa non va. ( e i precedenti Pontefici sono stati molto più chiari sulel loro indicazioni). Tutto ciò premesso e detto, certo questo non è il Papa che avrei scelto io…. ma di mestiere non faccio lo Spirito Santo…ed essendo convintamente Cattolico Apostolico ROMANO … (a denti stretti…) W IL PAPA

  2. Credo che la domanda più giusta sia: Come mai il Mistero quel giorno ci ha messo davanti lui e quel discorso?
    Se non si parte da questo credo che rimarremmo sempre fermi al rimprovero e al dolore.
    Un’altra domanda che mi pongo è: Come mai Carron era invece felice come una pasqua?

  3. Una osservazione all’articolo che centra bene (a mo avviso) la pro-vocazione. I neocatecumenali “hanno sudato freddo quando il Papa, ricevendoli il 1 febbraio, ha rivolto loro tre rimproveri: rapporto conflittuale con i vescovi, scarso o nullo interesse delle culture locali, e costrizioni degli adepti” (S. Magister). Ma altrettanto con preti, suore, famiglie ‘troppo’ numerose… appunto da buon padre che rimprovera ogni figlio perché tiri fuori i propri talenti. In ‘rimproverare’ – spesso, ma superficialmente – prevale il senso di biasimo più che di correzione, che ne è il significato più profondo, derivando da ‘riprovare’ (stabilire di nuovo la verità).

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