Un’altra reazione interessante al Decreto

Un'altra reazione interessante al Decreto
Amicizia in movimento from Pixabay

Al di là dello scarno comunicato del Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione Don Juliàn Carròn, inviato al cardinale Farrell il giorno dopo l’emanazione del Decreto del Dicastero per i Laici Famiglia e Vita (lo trovi QUI) egli ha sottolineato “l’assoluta disponibilità all’obbedienza – la virtù cristiana che da sempre don Giussani ci ha inoculato nel sangue, dandocene costante testimonianza – rispetto alla richiesta di cambiamenti nel governo delle associazioni”.

Come si legge nel sito di CL (leggi QUI gli appunti), Don Carròn ha rimarcato come “… nel rapporto tra di noi, non siamo definiti da ruoli, ma dalla diversità che portiamo. Perciò i ruoli possono cambiare, come è giusto che sia, e noi possiamo continuare a testimoniarci gli uni gli altri la novità che ci ha presi. Questa è la questione cruciale.… Quello che qui, oggi più che mai, è in gioco – come ci ha detto sempre don Giussani – è la generazione della nostra persona attraverso tutte le sfide che dobbiamo affrontare. Quello che desideriamo tutti è che l’umanità diversa che nasce dalla fede diventi nostra, entri nella nostra carne. La persona deve essere aiutata a crescere nella autocoscienza. Perché a don Giussani interessa così tanto il crescere di questa autocoscienza? Perché «la forza di un soggetto sta nella intensità della sua autocoscienza” (Il senso di Dio e l’uomo moderno, Bur, Milano 2010, p. 132).

Questa è la vera forza della nostra persona: la sua autocoscienza. A noi interessa la fede come risposta pertinente alle esigenze della vita. Mi ha colpito quello che don Giussani diceva agli universitari nel 1990: «Quello che conta è il soggetto, ma il soggetto […] è la consapevolezza di un avvenimento [quando penetra in noi, lo vediamo nel contraccolpo con cui viviamo tutto], l’avvenimento di Cristo, che è diventato storia per te attraverso un incontro, e tu l’hai riconosciuto. Dobbiamo collaborare, aiutarci all’insorgere di soggetti nuovi, cioè di gente consapevole di un avvenimento che diventa storia per loro, altrimenti possiamo creare reti organizzative, ma non costruiamo nulla, non diamo niente di nuovo al mondo [e neanche a noi stessi]. Per questo [attenzione!] ciò che misura l’incremento del movimento è l’educazione alla fede della persona: riconoscimento di un avvenimento che è diventato storia. Cristo è diventato storia per te, perché ti ha toccato attraverso quello che chiamiamo “incontro”, in qualche modo ti ha penetrato [è entrato nelle tue viscere], è diventato “inter˗esse”, è dentro il tuo essere» (Un evento reale nella vita dell’uomo. 1990-1991, Bur, Milano 2013, p. 39). Se noi ci diamo il tempo, l’incontro penetrerà in noi sempre più e ci renderà grati dell’evento che ci è capitato, consentendoci di stare davanti a qualsiasi circostanza…. Aiutiamoci a tenere viva la coscienza di ciò che si gioca per ciascuno di noi… e a fare la verifica di quel che ha imparato…”.

Emerge in questa sincera disponibilità di Don Juliàn la conferma che la sequela alle indicazioni della Chiesa non è formale, come avrebbe potuto far intendere l’asciutta nota indirizzata al Presidente del Dicastero.

Tutti noi siamo stati educati ed abbiamo potuto sperimentare come la Chiesa si prende cura dei propri “figli” (Mater) ed “educandi” (Magistra): guida, valorizza, pota qua e là, sfronda dove è necessario.

È proprio bello far parte di questo popolo.

 

Pesce (ner)Azzurro