VIVIAMO IN UNO STATO DI DIRITTO / 2

Le discussioni sullo Stato di diritto proseguono.
Mentre da giorni molti esimi giuristi stanno facendo notare, meglio di me, i limiti e gli errori delle mosse del Governo, alcune persone mi hanno detto che porsi il problema della democrazia adesso è sciocco e insensibile.
Eppure, come ho già detto, è nel caos che dovremmo ricordarci di più chi siamo.
Ed uno Stato di diritto non dovrebbe mai scordare gli altri suoi cardini, dopo la Costituzione: il principio di legalità e quello di separazione dei poteri.
Visto che siamo ancora nella versione libro di storia: chi è che non era soggetto alla legge come i suoi sudditi ed accentrava in sé sia il potere di promulgare le leggi che quello di eseguirle e di punirne l’inosservanza?
Se avete risposto il sovrano avete indovinato.
E noterete che in Italia non abbiamo sovrani da un po’, quindi cosa mi preoccupava nella nostra situazione?
Che i nostri diritti costituzionali fossero continuamente limitati da decretazione d’urgenza del Presidente del Consiglio e con un Parlamento che da settimane non si riuniva.
Capiamoci: ovviamente una situazione d’emergenza richiede rimedi d’emergenza e io, come tutti, sto rispettando le misure previste a tutela della salute pubblica.
Tuttavia, questi rimedi, queste limitazioni devono essere prese dalla Legge.
Lo scrivo con la lettera maiuscola e non per errore: in Italia la Legge può essere promulgata solo dal Parlamento; vi ricordate sopra, abbiamo parlato di separazione dei poteri, il potere legislativo spetta solo al Parlamento perché esso è eletto direttamente dal popolo che, nel nostro ordinamento, è sovrano. Quindi si ne abbiamo uno di sovrano ma siamo tutti noi.
Obiezione che già so state facendo: ma in un momento del genere non puoi aspettare il Parlamento che discute, non è tempestivo.
E infatti la nostra Costituzione bellissima ha previsto anche questo: esistono i decreti-legge, atti aventi forza di legge (quindi equiparati alla Legge, per farla breve) che sono atti che il Governo, quindi il potere esecutivo, può emanare in caso di emergenza, con obbligo che gli stessi siano presentati al Parlamento per essere convertiti in Legge.
In altre parole, nel delirio fai ma poi io, Parlamento, espressione del popolo, controllo cosa stai facendo, confermando o modificando a posteriori la tua azione e ripristinando la mia potestà legislativa.
E attenzione: se le misure del decreto-legge non vengono convertite in parlamento con Legge di conversione esse risultano come mai esistite.
Quindi saremmo stati agli arresti domiciliari per settimane, tutti, indistintamente, senza che ve ne fosse motivo o giustificazione. Sarebbe un precedente gravissimo.
Altra obiezione: ma se alla fine le restrizioni imposte sono le stesse che differenza c’è che siano state assunte con decreto-legge invece che con decreto del presidente del consiglio?
La stessa differenza che c’è tra il vivere in Italia e non in una dittatura che in ogni momento si arroga il diritto, per qualsiasi motivo, di limitare o annullare la libertà dei suoi cittadini.
Ed è la differenza tra uno Stato che pone la libertà del singolo al centro della propria azione, servendo e sostenendo quella libertà, e uno Stato che si pone al di sopra del singolo che viene valutato solo nella misura in cui può servire la ragion di stato.
Una differenza che oggi, in una crisi umana e sociale oltreché economica, non possiamo permetterci di dimenticare.

Ostrica