Per votare ci vuole un criterio

Per votare, soprattutto se si deve votare un SI o un NO (scelta consigliata), occorre utilizzare un criterio. In quasi tutti i campi della vita, e in politica in particolare, i criteri sono sempre affettivi nella loro origine. Ora, alcuni votano per affetto od odio verso le immagini più o meno conosciute dei politici (non sopporto Renzi, odio D’Alema, ho paura di Grillo). Altri votano per appartenenza ideologica al partito o al leader del partito. Altri pensano di essere oggettivi perché poggiano sulle analisi economico-sociali, ma alla radice di queste ultime ci sono sempre opzioni che nel migliore dei casi vengono dalle famiglie e dall’ambiente lavorativo, nel peggiore dai giornali e dalla TV. Altri ancora, ammettendo la radice affettiva votano come dice il marito, la moglie (advanced option), i genitori.

La Chiesa nella sua dottrina sociale chiede di votare secondo il criterio affettivo della libertas ecclesiae, la libertà della Chiesa medesima. Che cosa vuol dire? Si vota ciò che è meno peggio per la sopravvivenza della Chiesa e dei suoi valori sociali (libertà, vita, solidarietà, sussidiarietà). Si dirà che anche questa è un’appartenenza ideologica come quella ai partiti. No, c’è una differenza tra ideologia e ideale. L’ideologia è un sistema di pensieri che formano una visione del mondo univoca che dovrà affermarsi nel futuro. L’immagine è ovviamente logica e si aggiusta sempre a seconda dei cambiamenti della realtà, senza dover mai smentirsi o ammettere di aver sbagliato, spesso sopprimendo aspetti della realtà stessa e dell’umanità per far trionfare un pensiero. Un ideale è un’immagine vaga del futuro che nasce da una certezza e da una storia presente, un fatto pieno di persone e non di idee. L’ideale non ha un’immagine univoca del futuro ma si può realizzare in tanti modi. L’ideale giudica l’uomo che lo afferma, che è sempre inadeguato a esso (sbaglia sempre!), ma che per essere se stesso deve continuare ad affermarlo. Un ideale si sottomette alla verifica del tempo e della storia. Così i valori della Chiesa non sono postulati fissati a priori nella mente, ma il frutto di duemila anni di storia di quell’ideale e delle persone che lo hanno affermato. E ovviamente non vincolano un’interpretazione univoca e totalitaria.

In altre parole, si può sbagliare a utilizzare il criterio della libertas ecclesiae, ma l’importante per uno che ha incontrato il cristianesimo è utilizzare questo criterio e non altri, che derivano da altre radici affettive.

Torpedine

Una risposta a “Per votare ci vuole un criterio”

  1. Sono Adolfo da Baselice. Non capisco: Se non facciamo questa riforma, in Italia non cambierà mai niente. Se vincono i no i cinque stelle e Salvini potranno mai mettersi d’accordo? Grazie

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