«Amor, ch’a nullo amato amar perdona»?

«Amor, ch’a nullo amato amar perdona»?
Coppia from Pixabay

In un’intervista al settimanale Tempi del 29 luglio 2015 (il tema era diverso rispetto a quanto diremo qui di seguito), Anthony Esolen (fra i maggiori traduttori inglesi della Divina Commedia) commentando la celebre frase della Divina Commedia «Amor, ch’a nullo amato amar perdona», diceva che “quello esclamato da Francesca nell’inferno era un falso amore, intendendo che al vero amore sarebbe impossibile resistere e che deve per forza essere contraccambiato. Perché Francesca lo afferma? Perché vuole scaricare la sua responsabilità sulle circostanze («galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse»), negando che la natura umana ci rende esseri liberi dotati di ragione”.

Mi è tornata in mente questa intervista quando ho ascoltato di recente le storie di due ragazze sbarcate a Lampedusa, a pochi giorni una dall’altra, con uno dei tanti barconi provenienti dalla Libia ed accolte nel centro di accoglienza per migranti con cui collaboro.

Due donne che hanno storie simili e parallele.

La prima, che chiameremo Jennifer, ha lasciato 4 figli (tutti minori) in Ghana per raggiungere il marito, che l’aveva abbandonata venendo in Italia qualche anno fa e che, nonostante le indagini portate avanti dagli organi competenti, ancora non viene rintracciato.

L’altra, che chiameremo Tessy, ha lasciato una figlia di 11 anni in Nigeria per lo stesso motivo: raggiungere il marito che, si è scoperto, non l’aveva più chiamata perché senza lavoro e non in grado di garantire a lei ed alla figlia un futuro dignitoso.

Due uomini che, comunque, se avessero conosciuto la drammatica decisione delle rispettive consorti, avrebbero cercato di impedire (per motivi diversi) il viaggio. Un viaggio pericoloso, soprattutto per le donne, attraverso il deserto, la Libia e il Mediterraneo: Ah! quando l’imprudenza è una virtù; ma a noi piace chiamarla audacia, temerarietà, coraggio, amore … vero.

Non solo quello di Paolo cui Francesca non ha saputo resistere e ha dovuto contraccambiare; non solo “passione, attrazione, istinto”, ma qualcosa di più.

Questi due gesti nel vivere il matrimonio e la famiglia, la maternità e la paternità hanno tanto di evangelico e di “cattolico”.

Diceva ancora lo scrittore Esolen nell’intervista di cui sopra: “L’amore implica il riconoscimento di uno scopo a cui si può scegliere di aderire o meno: si ama davvero una cosa quando si riconosce la sua natura e il suo fine ultimo e lo si rispetta, usandola per il suo scopo. Allo stesso modo, si ama una persona quando si agevola il suo cammino verso la meta per cui è stato creato”.

Due ragazze che hanno riconosciuto questo scopo, hanno riconosciuto un compito che andava perseguito con i loro mariti e padri dei loro figli.

Può darsi che “l’amore obbliga chi è amato ad amare a sua volta…”, ma c’è un amore che è responsabilità, serietà, giudizio, …, con buona pace di Benigni (che commenta a par suo il verso dantesco): vedi QUI il video.

Pesce (ner)Azzurro