Coronavirus, proviamo a chiarirci le idee e… niente panico!

Su sollecitazione di alcuni amici pesci, provo a mettere un po’ d’ordine nel mare di informazioni in cui navighiamo, e in cui andiamo compulsivamente ad immergerci in questi giorni, in tema di Coronavirus.

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

Come si può leggere ampiamente in rete, i coronavirus sono una famiglia di virus respiratori che possono dare forme cliniche variabili, dal raffreddore a sindromi simil-influenzali solitamente di gravità lieve-moderata, fino a polmoniti gravi, insufficienza respiratoria e morte, noti al grande pubblico per le epidemie del 2003 (SARS) e del 2012 (MERS), sostenute da virus di questa famiglia. Le forme più gravi sono frequenti in soggetti con precedenti patologie ed età più avanzata. A fine dicembre in Cina, è emerso un focolaio di polmoniti ad origine sconosciuta, la cui eziologia è stata identificata in un nuovo coronavirus, 2019-nCoV, poi rinominato SARS-CoV-2. La diffusione del virus è stata rapida e ampia in tutta la Cina, ed ha richiesto massive misure di protezione della popolazione generale. Nonostante questo, per la diffusione del virus al di fuori dei confini cinesi, il 30 gennaio l’OMS ha dichiarato il focolaio internazionale di coronavirus un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.

Com’è la situazione epidemiologica mondiale attuale? Parliamo di circa 78000 contagiati, con circa 2400 morti. Il tasso di mortalità quindi è intorno al 2-3%, da valutare con cautela, vista l’incertezza sul numero totale degli infetti nel mondo (è plausibile pensare che i casi con nessuno o pochi sintomi siano stati sotto diagnosticati e questo potrebbe ovviamente abbassare il tasso di mortalità). Stiamo parlando di una infezione per cui attualmente si stima un tasso di mortalità più elevato di quello dell’influenza (con cui viene spesso confrontata), che è di circa l’1%. Non è quindi una banale influenza, come si sente dire in giro, non fosse altro perché non la conosciamo a livello epidemiologico ed immunitario (siamo tutti suscettibili).

Cosa succede in Italia? Da 48 ore sono stati diagnosticati i primi casi di infezione da SARS-CoV-2, rapidamente saliti a 155 nel giro di poche ore, con 3 decessi, occorsi in pazienti a rischio per età e comorbidità. Le regioni interessate, Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, stano adottando in queste ore misure eccezionali per il contenimento dell’emergenza, con la sospensione delle attività scolastiche, aggregative, di fruizione dei luoghi pubblici, religiosi, nel tentativo di limitare le situazioni facilitanti il contagio, e contemporaneamente si lavora per tracciare la via di diffusione dell’infezione a partire dai focolai epidemici, non essendo ancora stato identificato il famoso paziente zero.

Quindi??? Corriamo tutti a bardarci di camici, mascherine, a fare il bagno nell’amuchina e ci blindiamo in casa??? Blocchiamo tutto il nord Italia fino alla fine dell’epidemia?? Quanto c’è da preoccuparsi? Non staremo mica esagerando??

Io la sintetizzerei così. In un contesto in continua evoluzione in cui:

  • siamo alle prese con un virus nuovo, nei cui confronti quindi tutta la popolazione mondiale è suscettibile perché non immune,
  • l’epidemia è attualmente in esplosione in Italia e il suo andamento non è facilmente prevedibile,
  • non è stato ancora identificato il famoso “paziente zero”, che aiuterebbe a tracciare la via di diffusione del virus e quindi ad isolare solo le persone sicuramente esposte al rischio di contagio,

mi sembrano assolutamente prudenti e proporzionate le misure di prevenzione indicate dalle autorità. Mi sembra più adeguato bloccare 3 regioni oggi nel tentativo di limitare la diffusione del virus, piuttosto che trovarsi domani con casi in tutto il paese e la situazione fuori controllo. Le decisioni di salute pubblica sono difficili, pesanti per chi le prende e spesso incomprensibili per la popolazione che non percepisce il rischio reale del problema. In questo senso vanno lette le decisioni delle autorità di confinare i residenti dei comuni  in cui sono stati diagnosticati i casi e le limitazioni di condizioni di aggregazione pubblica (manifestazioni ed eventi pubblici, attività educative, messe, eventi sportivi, etc) in cui sarebbe più facile la diffusione del virus e più difficile l’identificazione dei soggetti potenzialmente esposti al virus. Detto questo, se non abiti a Casalpusterlengo o Codogno, e non hai cenato con il povero manager dall’intensa vita sociale noto ormai in tutta Italia, direi che:

  • osserviamo le norme di prevenzione della trasmissione dell’infezione indicate ampiamente dal ministero della salute, quindi: ti lavi spesso e adeguatamente le mani, non starnutisci in faccia al tuo compagno di scrivania (anche se non lo sopporti!) e non ti avvicini troppo a chi ha febbre, tosse e raffreddore http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_433_0_alleg.pdf
  • NON indossiamo mascherine chirurgiche (per non parlare di quelle alto-filtranti!), se non in casi particolari: se sei sintomatico o se assisti persone malate o sospette per infezione da coronavirus;
  • Non andiamo in pronto soccorso se abbiamo febbre e tosse e chiamiamo il nostro medico curante o i numeri di riferimento regionali o nazionale (1500). Per inciso, sarebbe opportuno limitare anche tutti gli accessi per cose banali che normalmente intasano i nostri Pronto Soccorso, per favorire il lavoro degli operatori sanitari, che in questo periodo dell’anno sono già sovraccarichi per il picco influenzale;
  • Cerchiamo di mantenere la calma! Il motto delle ultime 48 ore è NIENTE PANICO! Quindi, buon senso: nei posti dove non ci sono casi segnalati, si continua a fare la solita vita. Dove ci sono casi segnalati, aspettiamo di capire come evolve la situazione dei contagi. Chi abita a Casalpusterlengo e vicini, sta a casa 14 giorni!

A conclusione di questa prima puntata di chiarimento, e collateralmente alle informazioni più tecniche che mi hanno chiesto gli amici pesci di questo blog, mi ha negativamente colpito la conferenza stampa del premier Conte ieri sera per un aspetto: spiegando il decreto legge varato ieri sera per far fronte all’emergenza, il premier ha fatto riferimento all’interesse personale dei soggetti coinvolti nelle misure restrittive, sottolineando il vantaggio che ne trae l’individuo singolo. Non un accenno all’idea del bene comune. In tema di salute pubblica, l’interesse del singolo è motivazione troppo debole. Credo che senza un richiamo ad un interesse più alto e ad un corresponsabilità, la gestione di una situazione così delicata rischi di essere più difficile.

Donzella