IDEALI E STRATEGIE

Niente da fare! Non sono riusciti a convincerci che un Paese (né un paesino) si può governare a forza di strategie politiche, economiche, psicologiche, comunicative.
La politica degli esperti (o sedicenti tali!) non funziona. Non perché la competenza non sia fondamentale: ce ne fosse molta, molta di più! Ma perché la competenza non è solo un calcolo, un gioco di pedine e di voti, di capacità di scambio; cioè, non è una teoria astratta e slegata dalla realtà e dal popolo.
In queste elezioni amministrative vincono i pugni chiusi di De Magistris, affacciato alla finestra con la casacca del Napoli. Vincono la faccia pulita e gli occhi azzurri di Chiara Appendino; e vince ancor di più la parola “alternativa”.
Ora tocca raccoglierne il messaggio, che non è quello dell’antipolitica, ma di una politica più vera, più reale.
Hanno perso i partiti, si è detto. Ma certo! Perché i partiti non sono taxi e le persone cercano luoghi in cui credere e dove costruire. Le persone seguono e votano degli ideali, pur sapendo che nessun partito e nessuna coalizione potrà mai essere completamente “casa” e vi dovranno convivere anime differenti e compromessi politici. Ma qualche punto saldo, fermo, in comune ci deve essere!
“Ideale” non è una parola antica, che se ne sta in cielo o nel cuore di qualche nostalgico. È una quotidianità concretissima fatta di piccole e grandi decisioni, mosse da criteri chiari e da una grande capacità di sacrificio.
E – potrei giurarlo – si rivela sempre più conveniente di mille strategie, perché ha una visione più ampia e onnicomprensiva e perché è capace di generare dei veri leaders (di cui abbiamo tanto tanto bisogno ora).
Lavoriamo in profondità, senza ambizioni particolaristiche, con alto senso del dovere, non curanti delle accuse di essere troppo a destra o troppo a sinistra, secondo il linguaggio convenzionale della superata topografia parlamentare. In realtà ogni partito realizzatore sta al centro, fra l’ideale e il raggiungibile, fra l’autonomia personale e l’autorità dello Stato, fra i diritti delle libertà e le esigenze della giustizia sociale” (A. De Gasperi in un articolo de “Il Popolo”, 12 dicembre 1943).

Sirenetta