L’omicidio Carosino di Maurizio de Giovanni

Maurizio de Giovanni ha consacrato la propria popolarità con il successo della serie televisiva I Bastardi di Pizzofalcone. Ma altrettanto interessante è l’altra serie, ambientata nella Napoli fascista degli anni ’30, legata al Commissario Ricciardi. Un commissario che ha un rapporto misterioso con il suo autore; che, partendo dal caffè Gambrinus, lo accompagna a visitare e a scoprire la sua città; che mentre parla interrompe le frasi e va dietro ai suoi pensieri. Il racconto, esordio dell’investigatore Luigi Ricciardi nel composito panorama del noir nostrano, ci presenta un personaggio strano, né comunicativo, né simpatico, né allegro. Un “sensitivo” con una particolare qualità (o maledizione che dir si voglia): al primo impatto col cadavere percepisce odori, rumori, ascolta le voci che sono collegate al momento dell’omicidio. Una sua esclusiva e particolare percezione della morte traumatica quasi fissata su pellicola e che si ripete nella sua mente alcune volte fino a sbiadirsi del tutto. L’ultima frase o l’ultimo pensiero del moribondo, consapevole della fine imminente, permette di indirizzare l’indagine; ma questi stessi particolari, sono spesso fuorvianti, se non vengono supportati dallo studio dei personaggi coinvolti che quindi rappresentano l’indizio più importante e risolutivo.

Proviamo a leggere de Giovanni e, forse, ci accadrà di passeggiare con Ricciardi e incontrare una Napoli meno consueta, in cui è espresso il dolore delle persone; una città amara, ma pulsante di umanità e di contraddizioni.

Pesce Palla